E' fissata un'udienza di merito per il 1° dicembre. «Non capisco i dubbi dell'opposizione – dice l'assessore al bilancio Valentino Tega – Non ci sono motivazioni segrete dietro il nostro agire in accelerazione.
Il Comune di Ascoli, preoccupato dal rischio di esproprio sia del servizio che delle reti in capo a Piceno Gas, ritenendo che, invece di indire una gara europea il cui eventuale aggiudicatario avrebbe garantito solo un ritorno economico al Comune, ma non quello del servizio e del personale che lavora attualmente nella partecipata comunale e la valutazione delle rete sulla quale in tutti questi anni si è investito, ha optato, interpretando l'articolo 30 del bando, per la gara con invito di 5 soggetti: due pubblici e due privati vicini al nostro territorio che invece garantivano queste priorità».
Tega attende ora le motivazioni del Tar e ritiene che il presumibile scoglio che ha determinato la sospensiva sia superabile.
Per l'assessore al Bilancio l'amministrazione comunale ha agito per il bene del territorio e dei cittadini. La fretta che viene addebitata dall'opposizione al Comune in realtà era determinata dalla “spada di Damocle” degli Atem (Ambiti territoriali minimi) che il Mise ha intenzione di varare e che avrebbero indetto le gare europee, nonostante un parere autorevole della Corte dei Conti che il 17 febbraio 2010 ha affermato che “in attesa della determinazione governativa degli Atem entro il termine previsto dalla normativa (31 dicembre 2012) appare preferibile la sospensione temporanea di nuove gare per l'affidamento del servizio, con conseguente prorogatio delle gestioni precedenti”. Perciò lo scorso 19 maggio il consiglio comunale aveva approvato la concessione del servizio a Piceno Gas Distribuzione insieme all'aumento di capitale della società per circa7 milioni di euro. Poi, visto che c'erano voci a livello nazionale che comunque gli Atem si volevano varare, si è stabilito di procedere.
«La gara che abbiamo indetto – dice Tega – oltre alla garanzie che per i prossimi 12 anni di gestione, le reti e il servizio di distribuzione restavano al Comune tramite la sua partecipata. Ciò avrebbe consentito al termine dei 12 anni di gestione di mettere sul mercato con l'obbligatorietà di una gara europea, un partecipata che potrebbe aver aumentato il suo valore di 10 milioni di euro o più. Tutto a vantaggio degli ascolani».