Questo non sta accadendo”. Così il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, nel suo intervento alla Conferenza dei presidenti riunita oggi in via straordinaria per discutere della manovra economica del Governo e delle sue pesanti ricadute sulle finanze delle Regioni. Dalla riunione è scaturito un documento approvato all’unanimità, in cui si ribadisce l’assoluta contrarietà alla manovra che preclude l’esercizio di molte delle funzioni di competenza regionale di assoluta sensibilità sociale ed economica, nonché qualsiasi azione anticiclica e di sviluppo del territorio, inibendo tutte le politiche d’investimento.
“I ministeri e l’amministrazione centrale dello Stato – ha detto Spacca - hanno incrementato la spesa pubblica di +10,87% tra il 2007 e il 2009. Le Regioni, nello stesso periodo, l’hanno ridotta di -6,21%. Non è sostenibile che la manovra, ora, debba essere massimamente a carico delle Regioni: quasi il 50% del valore complessivo; mentre all’amministrazione centrale viene richiesto un sacrificio marginale.
La manovra, così com’è stata concepita, è irricevibile e insostenibile e deve essere, quindi, corretta in termini di responsabilità ed equità, seguendo il principio di leale collaborazione e rispetto tra le diverse amministrazioni del Paese”.
Nel suo intervento il presidente Spacca ha inoltre sottolineato la necessità (condivisa da altri governatori) che dalle Regioni arrivino proposte alternative da sottoporre al Governo per far fronte alla difficile crisi economica.
“Il nostro primo obiettivo – ha aggiunto Spacca anche in qualità di coordinatore della Commissione Attività produttive della Conferenza delle Regioni – è di far modificare nella sostanza la manovra.
E per fare questo occorre anche ricercare ‘alleanze’ al di fuori della Conferenza delle Regioni, per creare condivisione sul nostro ‘no’. Soprattutto dobbiamo parlare alle categorie produttive (incontrate nel pomeriggio dai governatori, ndr), anch’esse duramente colpite dalle misure del Governo.
Basti pensare che i fondi per la piccola impresa saranno ridotti di due terzi rispetto al 2009 o che il contributo per il trasporto pubblico locale sarà tagliato di un terzo. Qui non stiamo parlando di tagli a spese improduttive, come il Governo vuole far credere, bensì a misure che paralizzano le prospettive di crescita e di sviluppo del nostro Paese e introducono elementi di recessione in una fase di timida ripresa economica”.