E presenterà nei prossimi giorni, in consiglio provinciale, un ordine del giorno per vietare all’interno dell’assemblea «l’ostentazione di simboli che offendono il sentimento dell’unità nazionale». «Assistiamo quotidianamente – evidenzia Ricci - ai comportamenti sconcertanti di ministri che si dimenticano di rappresentare l’intera Repubblica italiana e non solo interessi territoriali. Non è più ammissibile tollerare gli atteggiamenti di membri del Governo, parlamentari e amministratori pubblici che inneggiano periodicamente e con ambiguità alla secessione. O cantano l’inno nazionale di altri presunti Stati». E’ chiaro il riferimento alla Padania. «Così – continua Ricci - si svilisce anche il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Un conto sono le iniziative elettorali e la propaganda. Altra cosa è il rispetto delle sedi istituzionali. La politica della divisione è inutile e dannosa. Tanto più dopo le recenti prese di posizione dei governatori del Nord, che suonano come ricatti e rischiano di schiacciare il resto del Paese». Non c’è bisogno, dunque, di «riti celtici e ampolle del Po», che fanno da sfondo alle attività istituzionali dei rappresentanti leghisti: «Il Centro Italia - conclude Ricci - è la culla del Rinascimento e l’emblema della Resistenza: sarà la cerniera che contribuirà a garantire l’unità nazionale».