Le parole del ministro Scajola
«Sto vivendo da dieci giorni una situazione di grande sofferenza - ha detto il ministro - Sono al centro di una campagna mediatica senza precedenti, in un'inchiesta nella quale non sono nemmeno indagato. Sono costretto a seguire le rassegne stampa dei giornali per sapere di cosa si tratti. La politica dà sofferenza, ma la sofferenza è compensata dalle soddisfazioni. So che tutti i cittadini hanno sofferenze, non solo io. Certo è che mi hanno quotidianamente esposto a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie e che non conosco. In questa situazione, che non auguro a nessuno, mi devo difendere. Per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni. L'ho fatto senza risparmiarmi, commettendo anche sbagli, ma sempre pensando di fare bene.
Una cosa l'ho capita: un ministro della Repubblica non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri. Se dovessi acclarare che lo fosse, i miei legali eserciteranno le azioni per annullare il contratto di compravendita.
Le mie dimissioni - ha concluso Scajola - faranno in modo che il governo porti avanti le riforme per il bene dell'Italia».
L'inchiesta
Secondo quanto era stato riportato su alcuni quotidiani a tiratura nazionale, Scajola avrebbe pagato un appartamento a Roma, nei pressi del Colosseo, in parte con denaro suo (610.000 euro) e in parte con 80 assegni circolari da 12.500 euro ciascuno fornitigli dal costruttore Diego Anemone, attualmente in carcere nell'ambito della stessa inchiesta perugina su un presunto giro di corruzione nella realizzazione delle Grandi Opere.
Il ministro, che al momento non risulta indagato, ha sempre negato ogni addebito. Fonti giudiziarie hanno detto oggi che i magistrati di Perugia lo ascolteranno il 14 maggio come "persona informata dei fatti".