Mancata elezione di Rossi, note tecniche d'ingiustizia

Mancata elezione di Rossi, note tecniche d'ingiustizia

Nonostante un eccezionale 7,1 per cento dei consensi regionali come candidato presidente

La risposta è semplice: per colpa di un assurdo cavillo della legge elettorale regionale.
Essa prevede, eccezionalmente nelle Marche, che soltanto i primi due arrivati tra i candidati presidenti abbiano un seggio riservato (qui si annida un palese intento bipolarista).
Al contrario, il candidato presidente che si classifica dal terzo posto in poi, anche qualora superi lo sbarramento del 5% e permetta l’elezione di alcuni seggi ad esso collegati, non viene comunque eletto. A meno che non si candidi anche come consigliere.
Per questo abbiamo candidato Massimo Rossi anche nella lista Rifondazione-Comunisti Italiani nella provincia di Ascoli Piceno.
Tuttavia, non è bastato.
Infatti, ogni provincia ha un numero rigido di eletti. La nostra provincia esprime sei eletti, e non uno di più. La provincia di Ancona ben 13.
Quindi, per avere seggi “pieni” nel Piceno occorre dividere per 6 il 100%. Fa 16,6% periodico. Un seggio “pieno” è andato quindi al Pd e uno al Pdl, che avevano percentuali provinciali quasi al 30%. I restanti 4 sono stati assegnati in base ai migliori “resti”. Chi si è avvicinato di più alla soglia del 16,6% sono gli stessi Pd e Pdl (avevano un residuo, oltre al primo seggio “pieno”, di circa il 13%), l'Idv (11%) e l'Udc (6,3%).
Per far scattare un seggio a Rifondazione nel Piceno, che ha ottenuto un lusinghiero 4,9% (in questi tempi di totale oscuramento mediatico), essa poteva soltanto prendere più dell'Udc picena, tradizionalmente molto forte. Era oggettivamente difficile, come dimostra l’1,4% e non pochi voti di differenza da rimontare.
Oppure doveva sperare che l'Udc, che ha preso tre seggi nelle Marche, avesse nel Piceno il suo quarto piazzamento nel confronto tra le province. Ma questo era impossibile: l'Udc di Ancona, che è arrivata quarta nelle Marche, ha preso il 5,5%, molto meno di quella di Ascoli, che tra l’altro è terza per pochissimo, e poteva essere anche seconda.
Viceversa, avendo la provincia di Ancona 13 seggi, lì la lista comunista, pur avendo ottenuto il 3,8% contro il 4,9% del Piceno, è entrata per il rotto della cuffia nella ripartizione. Lo stesso è avvenuto a SEL di Ancona (che comunque aveva più voti che nel Piceno).
A quel punto, attribuiti entrambi i seggi di sinistra ad Ancona, essi sono stati assegnati a chi nelle rispettive liste provinciali aveva il maggior numero di preferenze: Bucciarelli e Binci.
È assurdo, ma è così.
Questi sono i frutti del bipolarismo: non permettere ai "terzi incomodi" di rappresentare decine di migliaia di persone che li hanno votati.