La spiegazione di di questo risultato per la Bellini sta certamente nella storia personale di Antonio Canzian che attrae attenzione e fiducia e doveva per questo dare slancio ad una persona nuova che diventa il volto funzionale del Pd.
Ascoli ha risposto positivamente ma non tutti la pensavano così.
Dopo l'amarezza delle elezioni provinciali e comunali poteva vincere la delusione?
Tutt'altro si è fatto un gran lavoro che ha portato a questo risultato.
«A livello regionale e nazionale nel Pd – dice Valentina Bellini – dovrebbero gettare uno sguardo alla lontana provincia dell'impero, dare riconoscimento alla gente per riavvicinarla alla politica. Qui c'è stato un punto d'osservazione, un laboratorio che ha funzionato nell'azione del partito.
Oggi occorre una rappresentatività autorevole e forte della città in Regione perché da tempo non la esprimeva.
Tra l'altro se si facessero le proporzioni tra bacino di voto e le preferenze prese da Antonio Canzian, risulterebbe quello che nel Pd delle Marche ha preso più voti».
E il canovaccio del Pd nei prossimi mesi sarà quello dell'ascolto, senza arroganza: un partito aperto non una setta. Un partito che farà la sua opposizione facile al governo di centrodestra della città perché chiederà la partecipazione di tutti per farla. Il fenomeno Canzian è la punta di diamante del rinnovamento: i cittadini un nuovo modo di stare in politica e il Pd deve capire questo perché si è di fronte al successo di un singolo.
«Se c'è chi non riconosce questo cambiamento – dice Valentina Bellini – allora ci sarebbero delle difficoltà. Ascoli assume il ruolo che compete al capoluogo e deve essere guardata come punto di riferimento».
Poi Gianfranco Bastiani amplia la visione nell'interpretare il risultato di Canzian. «Il Pd deve essere un contenitore aperto e deve avere un nuovo rapporto – dice Bastiani – con altre forze politiche e i movimenti della sinistra dimenticati da qualche nostro dirigente.
Era questa l'idea del Pd, noi cercheremo di realizzare questa ulteriore apertura. I risultati dicono che la dirigenza provinciale è stata bocciata. Nell'ultima assemblea ci sono stati 6 voti contrari, ma in quei 6 ci sono i cinque sesti dei voti presi alle elezioni.
Di questo non si è resa conto una dirigenza clonata di primaria in primaria e si è persa per strada pensando di rappresentare tutti, lasciandosi alle spalle cittadini e base. Alla fine ha finito per rappresentare il nulla.
La realtà è questa: i voti dei candidati non c'entrano niente con la parte del Pd che ha gestito il partito negli ultimi anni. Ora occorre un ruolo in Regione. La maggior parte dei consiglieri comunali erano in favore di Antonio Canzian perché era rappresentativo; non siamo stati considerati, ma avevamo il termometro della situazione.
La politica non è quella che invia sms ogni cinque anni, solo per gli appuntamenti elettorali, ma quella che ha rapporto giornalmente con la gente».
Giuseppe Pizi è abituato a fare i conti.
«La lista del Pd alle comunali prese 5.600 voti, alle regionali 8.500, tutto questo a distanza di 8 mesi tra le due elezioni, dunque è evidente che quando in campo scendono tutti ce se la fa, ma è accaduto dopo che il candidato di centrodestra Castelli aveva vinto. Vuol dire che c'era un ottimo candidato sindaco, Antonio Canzian, che non è stato appoggiato da tutto il Pd. L'elettorato che Canzian ha dovuto lottare da solo, alle regionali di oggi si è mossa tutta la dirigenza si sono avuti 8.500 voti.
A questo punto è dimostrato che Mauro Gionni, il segretario provinciale aveva una strategia sbagliata. Mi fa ben sperare se si riconoscano gli errori, per il futuro ci sia una riflessione. Quando c'è aria fresca gli elettori premiano, con il metodo della naftalina e la spartizione di potere l'elettorato ci bastona.
La classe dirigente abbia la forza di divenire variegata e porti tra la gente chiarezza senza “ma anche”. Infine per quanto riguarda l'ingresso nella giunta regionale si rispetti il risultato elettorale che non deve passare in secondo piano».
E all'unisono il comitato di Antonio Canzian la leadership sulla base dei voti e viene dato atto che nella circoscrizione di Ascoli tutti i candidati si sono essi in gioco ben sapendo che soltanto due sarebbero stati eletti. Silvia Parlamenti (La primavera di Ascoli per Canzian) affronta un tema centrale: persone che non fanno parte del Pd cominciano a credere nel partito e si avvicinano quando si scelgono persone che infondono fiducia nella politica non relegandola a puro scambio di favori, ma sintesi degli interessi di tutta la comunità.