Mauro Gionni e la moda degli Avvertimenti

Mauro Gionni e la moda degli Avvertimenti

Gli avvertimenti con il sottoscritto non funzionano

Qualche settimana fa il mio avvocato, che è una signora di grande talento giuridico, viene avvicinato da un altro avvocato che dice :«Vedrai come ti aumenterà il lavoro!».
Lei cade giustamente dalle nuvole e, non comprendendo a cosa si riferisca il collega, chiede:«Di quale fatto stai parlando?».
Per tutta risposta l'avvocato interlocutore dice:«Come, non sei l'avvocato di Gaetano Amici?». Il mio avvocato risponde affermativamente e l'altro di rimando dice ancora:«Vedrai adesso quante denunce gli facciamo».
Il mio avvocato che, ribadisco, è una signora di grande talento giuridico, risponde a bruciapelo:«Siete peggio di Berlusconi».
Ma perchè questa risposta?
Si tratta, come ormai è abusato dire, di una riposta di genere dato che l'avvocato interlocutore altri non è che il segretario provinciale del Pd piceno, nonché candidato alle elezioni regionali, Mauro Gionni.
Che un giornalista sia oggetto di querele per presunta diffamazione a mezzo stampa è un fatto fisiologico, ma, di fatto, fino ad ora, nonostante in venti anni di professione abbia subito diversi processi, sono incensurato.
Probabilmente ad onore del fatto che ciò che scrivo risponde al vero. Ora però è opportuno soffermarsi sulle modalità dell'approccio dell'avvocato Mauro Gionni nei confronti del sottoscritto tramite il mio avvocato.
Non vi pare che si sia trattato del classico “avvertimento”?
Perché non denunciarmi e basta se avesse ravvisato qualche falsità nelle cose che scrivo? La regola è, di solito, mi hai diffamato con quell'articolo e io ti denuncio. Ma qui non stiamo più sul terreno delle regole, vi pare?
Perché l'avvertimento all'inizio della campagna elettorale?
Mi pare evidente: si minaccia il giornalista così non scrive le cose che sa e quello che pensa. Eliminiamo l'informazione e la campagna va liscia, senza intoppi.
Beh, se l'atteggiamento di un segretario politico provinciale di un partito che si chiama P (Partito) D (Democratico) che si candida al consiglio regionale, dopo avere ottenuto, convalidando certe strategie, la consegna al centrodestra del Comune e della Provincia di Ascoli Piceno nelle ultime amministrative, è questo, allora è opportuno porsi delle domande.
Le stesse che si pose Nando Della Chiesa, figlio di un uomo come il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa massacrato insieme a sua moglie, Emanuela Setti Carraro, il 3 settembre 1982 dalla mafia, quando si chiese come potesse un esponente del Pd essere il difensore di Pippo Calò, uno dei big della Cupola, e nello stesso tempo avere cariche nel partito.
Era il periodo nel quale Veltroni iniziava la sua campagna elettorale con il messaggio forte di lotta contro la mafia.
Ora capirete quali dubbi mi assalgono.
Non è che a forza di respirare una certa aria forse ti viene in mente di usare certi comportamenti? Bene, voglio rassicurare tutti i Gionni di questo mondo: gli “avvertimenti” con il sottoscritto non funzionano.
E se ha pensato finora che abbiano funzionato perché non ho scritto sul suo conto e sul conto di quelli che appoggiano certi metodi è perché non è una campagna di stampa che voglio fare, voglio solo informare correttamente i miei lettori perché le scelte dei rappresentati politici nelle istituzioni, se non oculate, spesso si pagano sulla propria pelle.