Sul palcoscenico ovviamente in prima fila i governanti, quelli che dovrebbero dare risposte serie e credibili alla domanda di speranza che viene dal Piceno devastato da una crisi senza precedenti. Non si può non condividere la protesta del mondo sindacale che ricorda come il ministro Scajola torni a farsi vedere da queste parti dopo un anno dalla campagna elettorale del 2009, quando già la crisi mordeva ferocemente: promesse, impegni a iosa anche allora.
E’ passato un anno, la situazione è precipitata, le aziende hanno continuato a chiudere, nel frattempo anche coloro che godevano di ammortizzatori sociali vedono finire anche quelli. Ovviamente durante quest’anno il silenzio è stato pressoché totale, ed ora Scajola si ripresenta: con quale coraggio, mi chiedo, si guardano in faccia i lavoratori senza offrire neppure una prospettiva per coloro che stanno per perdere tutto, anche la cassa integrazione o la mobilità?
Certo, anche dal fronte opposto non è che le cose vadano meglio: le foto e le riprese degli esponenti del centrosinistra insieme alla classe operaia che precipita all’inferno fanno sempre effetto. E però, come si trovano 20 milioni da mettere sul piatto per l’accordo di programma che deve salvare l’Antonio Merloni! Operazione meritoria, ci mancherebbe altro, ma come non confrontare i risultati raggiunti nel bacino elettorale del candidato presidente del centrosinistra con quelli della fantomatica “delega al Piceno” sbandierata da almeno due anni?
Speculare elettoralmente sulle disgrazie dei lavoratori è quanto di più odioso possa fare un uomo politico. Non voglio qui ricordare i miei incontri notturni, da presidente della Provincia, dinanzi alle fabbriche chiuse, con i lavoratori della Ahlstrom, della Foodinvest proprio per evitare i riflettori dei media.
Voglio invece ricordare tutti quei progetti su cui stavamo lavorando e che, ribadisco, rappresentano l’unica speranza per uscire dal vicolo cieco in cui ci troviamo: parlo di un modello di sviluppo che abbia al centro la capacità di utilizzare le tante intelligenze che possediamo, di valorizzare l’unicità del paesaggio che vanta il Piceno. Da quei concetti nascono idee fattibili, non utopie, come il progetto “Abitare il futuro” alla Carbon, il Parco marino del Piceno, la rete della Filiera corta per un’agricoltura sostenibile e di qualità, gli incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili, la formazione di tecnici nei campi della bioarchitettura e della bioedilizia, e così via.
Oltre a garantire, a fronte dell’emergenza in atto, un reddito sociale a chi lo sta perdendo (proposta al centro del mio possibile impegno in regione) non vedo altre strade per il nostro futuro: tutto il resto, ripeto, è propaganda di chi non sente il dovere di render conto di ciò che promette».