conoscendo i fatti, ma certamente non puo' essere il vostro, quello che emetterete come meglio crederete dopo aver letto.
Cliccando su questo link potete leggere l'articolo della Amurri contestato dal parlamentare.
Questa la replica di Ciccanti
CONTESTO POLITICO
La tentazione è di fare di ogni erba un fascio e dire che i comunisti sono sempre gli stessi: falsi e bugiardi. Invece non dobbiamo essere faziosi e generici come alcuni di loro e distinguere il loglio dal grano.
Come in ogni consorzio umano, ci sono anche le pecore nere. Nel caso specifico, la “pecora nera” della sinistra radicale, è questa tal Sandra Amurri, che, confondendo fischi per fiaschi, si propone come una “eroina rossa”, eccita gli animi per darsi un ruolo.
Secondo quelli che la conoscono, in politica non ha fatto fortuna, nonostante qualche tentativo mal riuscito.
È figlia anche lei, come tanti altri della sinistra radicale della ricca borghesia, vissuta sul lavoro di operai e contadini, nel caso nostro dell’agro fermano. Nella loro vita, forse non hanno mai sudato di lavoro. Ebbene, quando coloro che vivono del proprio lavoro conoscono questi personaggi, li evitano.
Così è successo, probabilmente, alla nostra Sandra Amurri con il suo flop elettorale (ha più fan su facebook che voti). Infatti, chi la conosce la evita.
Già si è presentata nel 2006 capolista per le Marche nella lista di Di Pietro e ha racimolato un insignificante 2,66% (appena 24.000 voti), considerando che sono i voti di tutto il partito delle Marche. Probabilmente, viste le migliori performance dell’Italia dei valori ha allontanato gli elettori…
CONTESTO DEI FATTI
Conosciamo meglio Sandra Amurri, seguendo passo passo l’intervista che abbiamo pubblicato sopra, per capirne la manipolazione.
Appena sono arrivato all’ingresso della FGCI di Ancona, sede della manifestazione politica UDC, alcuni amici mi hanno fermato avvertendomi: “Stai attento, c’è una “velina rossa”, che è venuta con l’intento di fare uno scoop. È una giornalista del Fatto Quotidiano. È un’attivista fedelissima del candidato comunista Presidente Rossi e vuole contestare Casini, l’UDC e Spacca, per rovinarci la festa. Ieri e stanotte, su facebook, hanno mandato un tam tam sulla loro rete degli antagonisti per venire a manifestare contro Casini”.
Ignaro di questo assedio premeditato, mi guardo intorno e non vedendo personaggi strani, chiedo dove sono i contestatori. Mi indicano un furgone di propaganda di un candidato della sinistra di Rossi: un paio di giovani zazzeruti e niente più. Nessun giornalista, nessun manifesto. Scettico, entro in sala e mi imbatto dopo pochi metri con una signora bionda, con a fianco una giovane ragazza, la quale riconoscendomi, mi blocca come un carabiniere che cercava un latitante:
-“Lei è Ciccanti?”
-“Sì”.
-“Sono una giornalista del Fatto”.
-“Che ci fa il Fatto qui?”, rispondo, ostentando meraviglia per una tale attenzione da parte di un giornale nazionale.
Inizia così la chiacchierata con la Signora Amurri.
MANIPOLAZIONE DELL’INTERVISTA
Analizzando l’intervista sopra riportata, la prima domanda in realtà non era una domanda ma un’affermazione.
QUESTIONE ACQUA
La domanda/accusa, infatti, mi ha disorientato. Sentito il tono aggressivo, ho provato a calmarla e rabbonirla con qualche battuta scherzosa e cordiale. Non c’è stato verso. Ha respinto subito a brutto muso qualunque complimento: “Non stiamo al bar!”, mi ha detto con tono perentorio. Quindi, ha ripetuto l’accusa: “Ci spieghi perché lei è favorevole alla privatizzazione dell’acqua ed è a favore delle centrali nucleari!”. Sembra una domanda, ma in essa è dato per assodato una posizione politica. Come ben si comprende, l’intervista parte diversamente dalla realtà. Infatti, della mozione di cui si parla, non si è fatto cenno se non in una seconda parte dell’intervista, svoltasi fuori dalla sala, con il richiamo della mozione stessa fatta dal sottoscritto e non dalla Amurri, per le ragioni che dirò più avanti. Stando così le cose, come potevo negare la firma di un documento di cui non si parlava? Tornando alla domanda/accusa, la risposta è stata molto diversa da quella sopra riportata: “Ho dichiarato al Consiglio comunale di Ascoli (risulta al verbale), durante una discussione sulle risorse idriche, quindi in tempi non sospetti, che chi sostiene che sono a favore della privatizzazione dell’acqua è un mascalzone o un delinquente politico, perché mi calunnia e mi diffama dicendo il falso. Non è riferita a lei, ma a chi sostiene questa falsità perché ho votato con l’UDC contro l’art. 23-bis del DL 112/2008, il quale introduce la privatizzazione dell’acqua e con l’UDC ho votato contro l’art.15 del decreto Ronchi, che limita le privatizzazioni alle risorse idriche”.
Questa risposta la nostra Signora Amurri si è ben guardata del metterla. Forse non se l’aspettava e comunque non gli conveniva riportarla. Si può chiamare giornalismo? La prima parte dell’intervista sull’acqua si è chiusa qui.
Riprendendo l’argomento in una seconda parte – come detto – le cose sono molto diverse da come le racconta la Amurri. Prima questione: mi ha contestato la dichiarazione sopra riportata citando un fantomatico documento con il quale si evince una votazione diversa. L’ho sfidata a produrlo, ma è rimasta in silenzio. Seconda questione: ho rappresentato la circostanza, che già avevo confutato al Presidente Rossi le stesse sue dichiarazioni, allegando in un comunicato stampa l’esito delle votazioni sull’acqua e la mozione sulla liberalizzazione dei servizi.
La Signora Amurri, non potendo esibire alcun altro documento, si è attaccata alla predetta mozione che, tra l’altro, dimostra di non conoscere. Infatti, la mozione è stata bocciata dalla maggioranza e quindi non ha impegnato il Governo in nessuna forma.
Rispondendo che “nella mozione sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali non si citano quali servizi e quindi non si parla di acqua”, la Signora Amurri ha eccepito che “l’acqua è un servizio pubblico locale”. Parte di questo scambio di battute è stato riportato nei termini derisori di cui il testo dell’intervista. La Amurri ha dimenticato volutamente un’altra parte della discussione. Quella nella quale ho eccepito che l’acqua, così come concepita dal decreto Ronchi, che parla di “servizio idrico” nel suo complesso, quindi del ciclo completo delle acque dalla captazione, distribuzione, erogazione e smaltimento, non può essere inteso come servizio a carattere economico, perché in contrasto con il principio dell’acqua, “bene universale”, previsto dalla legge Galli e sempre confermato nelle legislazioni successive. Pertanto, “la mozione sulle liberalizzazioni fa riferimento solo ai servizi pubblici essenziali a carattere economico, ad eccezione delle risorse idriche”; di questa affermazione la Signora Amurri si è guardata bene dal citarla. A lei interessava solo dire che Ciccanti è a favore della privatizzazione dell’acqua! La questione, invece, è molto più complessa, posto che l’attuale legislazione prevede sia la proprietà pubblica dell’acqua che la proprietà pubblica delle reti, mentre il decreto Ronchi parla genericamente – come dicevo – di “risorse idriche”. È di tutta evidenza che tale dizione non può comprendere né l’acqua come risorsa naturale, né la rete idrica.
Se questa è l’attuale legislazione, cosa rimane della supposta privatizzazione di Ronchi? Probabilmente l’erogazione e lo smaltimento. Se così stessero le cose, si può parlare di privatizzazione dell’acqua, come bene universale? Credo quindi che il tema andrebbe approfondito. Basti ricordare che questo tema già fu risolto dal Governo Prodi, nel quale Rifondazione Comunista, PDCI, IDV e Verdi facevano parte, con il DDL Lanzillotta, che dell’acqua liberalizzava la parte relativa alla gestione. Mi sembra di capire che di quel Governo la Signora Amurri, con il Presidente Rossi, ne fossero sostenitori, o no?
Per quanto riguarda poi le presunte mie difficoltà a rispondere alla Amurri, proprio non ci penso. Semmai c’era imbarazzo di fronte alla piazzata pubblica che stava facendo davanti all’ingresso della sala, richiamando la curiosità di molti ostanti, tra cui la Segretaria provinciale UDC di Ancona, Avv. Claudia Domizi, che consigliava un confronto più discreto, come si conviene ad un’intervista. Appare di tutta evidenza, invece, anche dal contesto che ne descrive la Signora Amurri, come in realtà la stessa facesse un comizio, richiamando l’attenzione di alcune persone.
QUESTIONE NUCLEARE
Passiamo alla domanda sul nucleare. Non trovando l’inaspettata incoerenza che voleva asserire con il programma di Spacca, riduce tutto ad un “piti pitipà…”. Invece, per amore della verità riporto per intero la risposta alla contestazione di incoerenza con Spacca e il PD. Dopo aver premesso che l’UDC e il sottoscritto, pur essendo favorevoli all’opzione del nucleare per la produzione di energia elettrica, non abbiamo votato la legge delega al Governo proposta dal Ministro Scajola, perché non indica un percorso chiaro sulle tecnologie, sull’impatto ambientale e sullo smaltimento delle scorie radioattive. Sintetizzato il contesto, ho detto: “Ho firmato del 2005 un DDL al Senato per riattivare le quattro centrali nucleari dismesse dopo il referendum, anche perché, oltre a pagare la bolletta ENEL il 30% in più, paghiamo da anni anche il costo dello smantellamento. Ritengo inoltre, che si debba realizzare un federalismo energetico, affinché ogni realtà territoriale sia autosufficiente”.
Si può essere favorevoli o contrari al nucleare, ma non mi sembra che la discussione sia come la racconta la Signora Amurri. In merito all’accordo con Spacca, l’UDC ha fatto un accordo nel quale non si prevede la realizzazione di centrali nucleari, potendo far fronte al deficit di fabbisogno energetico con la produzione di energia da fonti rinnovabili e da fonti fossili.
Sono pronto per il resto a confrontarmi con chiunque sull’opzione nucleare.
QUESTIONE CUFFARO
Non ho mai detto: “Cuffaro è tutti noi”. Così come non ho mai detto che “Cuffaro si è dimesso dall’UDC”, così come furbescamente è andata a raccontare a Casini, perché mi sono limitato a dire che “Cuffaro si è dimesso da tutte le cariche UDC”. Su Cuffaro bisogna chiarirci le idee: è stato condannato in 1° e 2° grado. Fin qui il fatto. Cuffaro si proclama innocente ed ha impugnato la sentenza di appello alla Cassazione per vedersi riconoscere la nullità di tale sentenza e far valere la propria innocenza.
Conosco Cuffaro e più volte mi ha parlato della sua innocenza e del grande dolore che porta per questo marchio d’infamia di essere connivente con la mafia, quando la mafia l’ha sempre combattuta. Non ho elementi giudiziari per valutare la sua colpevolezza. Mi fido della sua sincerità umana, perché l’ho visto molto provato da questa vicenda. Non ho però condiviso e non condivido il “giudizio politico” che dovrebbe valere prima di quello giudiziario, soprattutto se tale giudizio deve essere imposto dall’alto.
In un sistema democratico il giudizio politico è quello degli elettori e non quello degli avversari politici o di giornalisti ad essi affiliati. Il giudizio politico non può essere nemmeno quello di Casini. Il giudizio politico, per essere tale deve essere libero. Tutti i siciliani sapevano della condanna di primo grado di Cuffaro e con libertà di giudizio si sono espressi gli stessi siciliani. Tutti mafiosi? Non credo. Probabilmente hanno percepito che la realtà dei fatti è diversa da quella giudiziaria. Di esperienze ne abbiamo avute tante, ma ne cito due emblematiche: quella di Enzo Tortora, associato alla camorra e quello di Lillo Mannino, associato alla mafia e per questo incarcerato 23 mesi. Tutt’e due risultati innocenti alla fine di un lungo processo.
Passi il processo politico prima di quello giudiziario, così come avviene nei regimi totalitari. Da chi viene la predica? Dalla Signora Amurri? Dov’era costei quando Sergio D’Elia, Rosa nel Pugno, veniva eletto Segretario d’aula alla Camera durante il Governo Prodi? Dov’era quando Daniele Farina e Francesco Caruso di Rifondazione Comunista, venivano eletti Deputati? Chi sono costoro? Basta rivolgersi a Travaglio e Gomez e vi raccontano la loro storia insieme a quella degli altri. Non basta protestare con la Costituzione in mano se poi si strappa la pagina dell’art.27: “La responsabilità è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Attenzione: ho citato solo due deputati del Governo Prodi della sinistra radicale. Non ho citato quelli inquisiti e condannati del PD e dei Verdi. Per il momento non sono oggetto di discussione.