Fermo, turbogas a Corinaldo, consumo di suolo fra i più alti d’Italia (terza regione dopo Lombardia e Veneto) al ritmo di un ettaro al giorno di territorio cementificato, varianti aggressive e distruttive della qualità dei luoghi e della vita di chi li abita (Giorgini a Macerata, Brancadoro a San Benedetto solo per citarne alcune alla ribalta della cronaca recente): questo e molto altro ancora sta accadendo nelle Marche.
Forse i cittadini, riuniti ovunque in comitati di resistenza, riusciranno a fermare qualcuno di questi interventi fatti calare sulla loro testa dai pochi che decidono, spesso sotto la pressione di lobby e poteri forti. Questo, tuttavia, resta il quadro: preoccupante e persino angosciante.
Fa dunque piacere che i Verdi marchigiani facciano sentire il loro dissenso, promettano il loro impegno e vadano ad aggiungersi ai molti che sul campo stanno lottando perché lo scenario descritto non diventi realtà.
Ma da cittadino e da candidato interessato a risolvere i problemi concreti ed a realizzare davvero nelle Marche uno sviluppo sostenibile e di qualità, mi chiedo: bastano le prese di posizione e di principio durante la campagna elettorale? Come, a queste dichiarazioni, i Verdi potranno far seguire azioni efficaci, quelle che noi tutti vogliamo, se il programma della coalizione di cui fanno parte non fa neppure cenno ad una nuova legge per il governo del territorio?
Se l' Udc sostiene con forza l’utilità dei rigassificatori e delle centrali nucleari ed è a fianco del PDL e di Berlusconi per la realizzazione del piano energetico nazionale? Se la stessa Udc, loro alleata chiede la gestione privata dell’acqua e dei servizi essenziali? Chi è così ingenuo da credere che saranno proprio i Verdi o qualche rappresentante politico delle Marche a far cambiare posizione, visione e spazi d’interesse a Casini che con fermezza si è speso e continua a spendersi su questi obiettivi?
Come possono pensare i politici delle Marche di dar voce ai bisogni reali di questo territorio se hanno accettato che le segreterie romane dei partiti ne facessero un loro “laboratorio” per testare astratte alleanze, mentre i marchigiani, con i loro bisogni e le loro aspettative reali, sono stati ridotti a cavie per esperimenti, topolini di nessun conto di cui vedere le reazioni?
Il vero è che la complessità dei problemi impone coerenza. Invece, per non rinunciare a qualche spazio di potere, ruolo, assessorato si crede e si fa credere, non so fino a che punto in buona fede, che si possano tenere insieme il diavolo e l’acqua santa. Così facendo, peraltro, ai danni ambientali si aggiungono altrettanti e forse più gravi danni culturali: primo fra tutti la sfiducia nella democrazia. Ecco perché sono convinto che solo una nuova ed altra politica ci permetterà di non veder realizzato quello scenario ambientale che tanto ci angoscia».