Parco Marino, da che parte sta la Provincia?

Parco Marino, da che parte sta la Provincia?

«Se questi amministratori provinciali non vogliono più starci, escano dall'ambiguità»

del vertice in sede ministeriale svoltosi il 4 febbraio a Roma denotano non solo un atteggiamento ambiguo verso un'iniziativa ormai da tutti riconosciuta come estremamente importante per il futuro del Piceno, ma anche una scarsa conoscenza dell'argomento di cui si parla. Che forse è proprio la causa di tale atteggiamento.
Qualcuno spieghi all'amministrazione Celani che "la pesca" di cui dice di preoccuparsi si esercita per legge oltre le tre miglia, cioè al di fuori dei confini del Parco. Nessuna influenza dunque avrebbe l'istituzione dell'area marina protetta sull'attività delle nostre flottiglie che, al contrario, riceverebbero sicuramente benefici sia dall'intuibile maggior disponibilità di risorse ittiche sia dal fatto di vendere un prodotto "DOC" con il marchio dell'area marina protetta. Sappiamo bene quanto la certificazione di qualità dell'origine di un prodotto alimentare pesi oggi sulle scelte dei consumatori, sempre più attenti al valore di ciò che comprano.
Analoghi vantaggi riceverebbero coloro che operano sotto le tre miglia, ovvero piccola pesca e vongolari ai quali, com'è stato ripetutamente chiarito in questi anni di confronto e analisi del tema, sarebbe sottratta solo una minima parte dell'area marina protetta.
Inconsistenti, dunque, appaiono le giustificazioni di chi vorrebbe porre ostacoli ad un processo ultradecennale che è finalmente in vista del traguardo: se questi amministratori provinciali non vogliono più starci, escano dall'ambiguità e revochino gli atti che vedono la Provincia di Ascoli capofila degli enti aderenti al progetto. Ce ne faremo una ragione e andremo avanti».