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Altomeni, con l'Udc in maggioranza meno interesse per il mondo del lavoro
Non mi ricandido. Occorre un ascolto di tutti i soggetti vicini ai problemi sociali veri
Da tempo ho deciso di non ricandidarmi alle prossime elezioni, per motivi sia politici che personali. Sono stati cinque anni importanti. Siamo riusciti, come gruppo di Rifondazione Comunista, ad ottenere alcuni significativi risultati, sia proponendo i nostri contenuti, sia modificando o fermando atti che contrastavano significativamente con il nostro progetto politico. Altre volte le nostre forze si sono rivelate insufficienti.
I risultati positivi sono stati raggiunti anche grazie ad una costante collaborazione e consultazione con una serie di soggetti, comitati, associazioni.
A volte il confronto è stato anche vivace e dialettico, ma quasi sempre ci siamo trovati a sostenere obiettivi comuni.
Oggi, mentre il mio personale impegno nel Consiglio Regionale volge al termine, guardo con grande preoccupazione alla discussione in atto rispetto alle alleanze, non tanto per l'ingresso in maggioranza dell'UdC, in quanto non ho visto in questi anni particolari differenze tra questa forza politica ed il Partito Democratico, ma per il significato reale di questo cambiamento.
Non si tratta di un semplice ingresso in maggioranza di una forza politica, ma di un radicale cambiamento di linea. In questi anni, proprio dialogando con quelle forze sociali del territorio, abbiamo mitigato la tendenza alla cementificazione, contrastato opere dannose e pericolose, fermato processi di privatizzazione dei beni comuni, combattuto le grandi centrali e gli inceneritori, mantenuto un sistema di welfare ad ispirazione pubblica e laica. È evidente che l'UdC, entrando in maggioranza, pretenderà cambiamenti sostanziali su questi punti e che la linea del prossimo governo Spacca sarà profondamente diversa da quella attuale.
É altrettanto evidente che il Partito Democratico ha già deciso che, oltre all'ingresso dell'UdC, il nuovo assetto della maggioranza può sacrificare la presenza della sinistra.
Sicuramente contribuiscono a questo ragionamento anche motivi spiccioli di bottega ma segnano soprattutto la disponibilità a nuove progettualità programmatiche che guarderanno meno agli interessi del mondo del lavoro, alla difesa ambientale, alla solidarietà sociale per proporre una "uscita dalla crisi" che utilizzi la mercificazione dei beni comuni, la privatizzazione dei servizi sociali, la realizzazione di grandi e in molti casi inutili opere attraverso le forme della finanza di progetto come strumenti di valorizzazione dei profitti di pochi.
All'interno di questo quadro mi chiedo cosa pensino quei soggetti sociali con i quali abbiamo dialogato in questi anni, e anche gli elettori che hanno sostenuto noi e tutto il centro sinistra.
Proprio per questo penso che sia tanto urgente quanto necessario che tutti questi soggetti facciano sentire le loro opinioni, i loro bisogni, i loro desideri.
Tutto questo sarebbe un patrimonio straordinario che ci consentirebbe di riflettere e poi di fare. Credo che il mio partito, ma più in generale tutte le forze della sinistra debbano sollecitare e fare di questo ascolto la principale bussola per la navigazione futura.
Deve essere questo vincolo sociale a determinare il nostro agire. Tocca ad essi quindi il dono di un segnale.