In estrema sintesi, chiedevamo un impegno del Presidente e della Giunta Provinciale, affinché si adoperassero verso la Regione Marche per l’istituzione di un ristrettissimo nucleo di esperti (2-3 elementi) con il compito di analizzare singolarmente le crisi aziendali, per verificarne di fatto la possibilità di un loro risanamento e reimmissione sul mercato attraverso adeguati piani industriali, tali piani, in primis proposti alla proprietà, poi alle realtà datoriali e se questo non avesse prodotto riscontri efficaci, impegnare eventualmente la Regione con risorse proprie nei progetti ritenuti più idonei.
Per maggiore chiarezza riportiamo integralmente il dispositivo della mozione proposta:
Impegna il Presidente e la Giunta Provinciale
A sostenere con forza l’immediata creazione da parte della Regione Marche di una apposita task force di elevate competenze professionali (reperibili all’interno della propria struttura, dei propri strumenti operativi o sul mercato) in grado di analizzare, singolarmente, in modo approfondito le più impattanti situazioni di crisi aziendali del territorio Piceno allo scopo di valutare tecnicamente la fondatezza delle ragioni di tali crisi e di elaborare, laddove ne sussistano le condizioni, specifici piani industriali in grado di riattivare e risanare tali aziende.
A fare in modo che, detta struttura tecnica operi in stretto contatto con la Provincia mettendo a disposizione delle rappresentanze sindacali dei lavoratori, delle associazioni datoriali, degli attori istituzionali e socio-economici del territorio, le specifiche analisi tecniche, studi di settore, ricerche di mercato prodotte, nonché gli stessi piani industriali elaborati, allo scopo di favorire una trasparente e feconda gestione delle singole crisi.
Ad ottenere che, laddove i suddetti piani industriali non incontrassero ne l’interesse della proprietà delle aziende coinvolte ne un’adeguata iniziativa del sistema economico-imprenditoriale locale e/o nazionale, la stessa Regione Marche valuti una propria partecipazione finanziaria e manageriale, di carattere transitorio, al rilancio delle aziende interessate, con il coinvolgimento dei lavoratori delle stesse imprese, tramite la SVIM o altri strumenti idonei allo scopo, analogamente a quanto già sperimentato in altre Regioni italiane.
Dopo la puntuale presentazione della mozione da parte di Massimo Rossi, si registrava una sostanziale condivisione della maggioranza, che proponendo un emendamento in cui chiedeva di rafforzare il ruolo della Provincia nella fase di studio delle singole aziende in crisi, si dichiarava disposta ad approvarla.
Diverso e di forte contrapposizione, invece la posizione del PD che nell’intervento di Mandozzi si dichiarava contrario alla proposta; ma già nella Commissione Lavoro di alcuni giorni prima, lo stesso la aveva bollata, in maniera offensiva, come una proposta demagogica, che prendeva in giro gli operai e solo con finalità elettorali.
Nell’intervento successivo il Consigliere D’Angelo esprimeva la sua contrarietà argomentando che era assurdo pensare che si potesse utilizzare soldi pubblici per partecipare ad iniziative industriali.
Quello che oggi sconvolge D’angelo, lo sta facendo da diversi anni la Friulia, una finanziaria all’81% di proprietà della Regione Friuli Venezia Giulia, con ottimi risultati, infatti tale finanziaria, nelle situazioni che ritiene possibili, entra in società nelle aziende che ritiene di poter sostenere le rafforza, le rilancia e rimette le proprie quote sul mercato, ricavandone anche cospicui utili.
C’è da dire che in questi giorni, diversi economisti si sono espressi a favore di queste ipotesi, uno fra tutti il prof. Federico Pirro docente di Economia e Storia dell’Industria delle Università di Bari e Lecce affermando che ”è ora di abbandonare certi pregiudizi, in certi casi l’intervento pubblico in aziende in difficoltà è necessario”.
Lo stesso Giuseppe Morandini, Presidente Nazionale delle PMI di Confindustria, nei giorni scorsi, ha ipotizzato la creazione di apposite holding, con capitali pubblico-privati, in grado di gestire situazioni di crisi.
Oltre a ciò io mi chiedo come sia accettabile che si utilizzino tranquillamente soldi pubblici per risanare le banche (cosa che il Governo ha fatto) e ci si scandalizzi se si propone di impiegare fondi pubblici per salvare aziende e posti di lavoro?
Come è possibile che a scandalizzarsi siano esponenti del PD, ma non è la loro politica primaria quella di essere al fianco dei lavoratori?
Di fronte a questa posizione del gruppo PD, (gli altri consiglieri D’Erasmo, Travaglini e Menzietti sono stati consenzienti silenziosi) la maggioranza ha fatto un passo indietro dicendo che erano ancora favorevoli a votare la mozione a condizione che il voto fosse unanime.
Dopo quasi 3 ore di discussione si è arrivati a votare una mozione ridotta che cancellava il terzo punto (partecipazione pubblica) e spostava la richiesta di esperti, invece che alla Regione, al MISE (Ministero del Lavoro) con un formale impegno del Presidente che, qualora il MISE non acconsentisse a tale richiesta l’intervento si sarebbe comunque attivato con fondi provinciali.
Un risultato comunque straordinario e innovativo, con il rammarico di essere stati costretti a cancellare, a causa dell’ostruzionismo del PD, la parte dell’intervento pubblico nelle crisi (che comunque i lavoratori sapranno bene come rivendicare, nel caso di positivo sviluppo del lavoro dei “tecnici pubblici”). Tale atteggiamento è ancor più incomprensibile se si pensa che nei giorni scorsi la Regione Marche ha approvato con i voti del gruppo del PD una mozione con contenuti simili presentata dal consigliere Altomeni di Rifondazione Comunista.
Da questa vicenda appare ulteriormente chiaro il persistere di un ostruzionismo politico di quella che a prescindere dall’appartenenza politica può essere definita la “banda” Mandozzi & c. contro ogni proposta che arrivi dalle parti di Massimo Rossi. Un atteggiamento sciagurato ed incurante dei danni prodotti al territorio ed ai lavoratori. D’altro canto cos’è successo pochi mesi fa in provincia se non questo?!?
Mi auguro che la posizione di questi soggetti, sia fortemente minoritaria a livello regionale, perché se così non fosse dopo il regalo della Provincia di Ascoli al Centrodestra, questi signori, rischiano di regalargli anche la Regione Marche.