Natali: Ciccanti è ai titoli di coda

Natali: Ciccanti è ai titoli di coda

«Degli 11 accoliti che lo affiancarono ne sono rimasti vivi politicamente solo 2»

E così, preoccupato di non essere più considerato tanto neanche dalla minoranza del  centro-sinistra comunale (che purtroppo per lui  non è più quella della legislatura scorsa), cerca di trovare spazio assumendosi offeso per la richiesta di trasparenza da me evidenziata nei giorni scorsi.
A Ciccanti i latini avrebbero detto ”excusatio non petita accusatio manifesta”: dovrebbe spiegare, ad esempio, agli operai della Manuli, se è vero che lui dal 1990 al 2000 è stato Consigliere Regionale  e se poi dal 1999 tornò anche in Consiglio Comunale con la carica di Presidente del Consiglio sino all’ottobre 2002, dando così  il modo a tutti di conoscere dove ed in quali epoche si sono svolte le vicissitudini lavorative della sua prole, precisando anche che ogni e qualsiasi mobilità rappresenta una vera e propria assunzione a meno che il 1 Luglio 2001 qualche VI° livello venne trasferito per mobilità dal Comune di Ascoli Piceno alla Regione Marche.
Ma Ciccanti dovrebbe far capire anche a che titolo parla lui di professione e di lavoro, spiegando agli ascolani (per vero non servirebbe neanche vista la fine che gli hanno fatto fare  nel giugno scorso…) quanti giorni si è recato negli uffici della Provincia da quando divenne sindaco nel 1987 sino ad oggi e che il cumulo dei redditi tra la libera professione ed altre indennità pubbliche oltre ad essere del tutto lecito dipende da come il professionista riesca ad organizzarsi e dalla sua voglia di lavorare: ma a Ciccanti, alieno non solo dalla libera professione ma dal lavoro in sé, certe problematiche risultano del tutto estranee.
Chiede poi di conoscere la mia anagrafe tributaria: tutto a sua completa disposizione, gli evidenzio  solo che mio padre a 94 anni continua a lavorare, che i miei nonni  erano uno notaio ed uno medico e Direttore dell’Ospedale e potrei continuare per le precedenti generazioni ma purtroppo per  Ciccanti  tale DNA è un requisito che per un professionista della politica come lui  è inconcepibile.
Quanto alle mie rendite, poi, sono tutte confacenti al reddito che produco con il mio lavoro dal 1982. D’altra parte i miei genitori non mi hanno mai inserito in compagini societarie insieme ad altisonanti cognomi della buona società ascolana, e per questo non finirò mai di ringraziarli, e tutto quello che possiedo è facilmente verificabile dalle visure catastali e camerali: non sono infatti socio occulto di nessuna società. Nella disperazione tenta di comparare il (molto ) Pio Istituto S. Cuore con l’affitto che l’ERSU versa (anche a me comproprietario) per i locali di Palazzo Cantalamessa, ma anche qui sbaglia tiro e gittata come gli capita ormai spesso.
Infine non spiega dove era lui sino al 14.3.2009, e dove i 4 assessori e gli 8 consiglieri che lo rappresentavano: ma ormai questa è storia vecchia, ed il 22 giugno sono scorsi i titoli di coda del suo film che è finito male anche per i suoi accoliti visto che degli 11 che lo affiancarono (3 assessori ed 8 consiglieri comunali) ne sono rimasti vivi politicamente solo 2».