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Canzian, i dirigenti del Pd dovrebbero dimettersi
La sconfitta in Provincia ha un nome ed un cognome: Luciano Agostini
Canzian ora può dire ciò che pensa sulla Provincia. «La sconfitta in Provincia ha un nome ed un cognome: Luciano Agostini. Egli è riuscito in un’impresa apparentemente impossibile: consegnare la Provincia a Piero Celani pur avendo, noi, più voti del centrodestra. In un partito normale il gruppo dirigente si sarebbe già dimesso. Agostini è anche colui che non è mai (e sottolineo mai) intervenuto ad una iniziativa elettorale del proprio candidato sindaco della città capoluogo. Non solo: insieme ad altri ha promosso una associazione, “AscoliDem”, che per mesi ha condotto una vera e propria guerriglia contro la mia persona. Nonostante ciò, quasi la metà degli ascolani mi ha dato fiducia».
«Se non si raggiunge un risultato per pochi voti, come è stato, c'è voglia di capire se si è sbagliata qualche mossa. Magari alcune sbavature ci saranno state, ma abbiamo fatto una campagna elettorale con il cuore e con la mente. Purtroppo il centrodestra ha saputo parlare alla pancia della gente. Alcuni loro esponenti hanno anche diffuso vere e proprie falsità sulla mia persona e i miei familiari, come ad esempio il vicesindaco in pectore Claudio Travanti. Pazienza. Io oggi sono già al lavoro in ospedale. Travanti ed altri, se avessero perso, sarebbero stati disoccupati». Un’altra sbavatura è stata quella di chi ha ipotizzato, in piena campagna elettorale, lo spostamento del “Punto nascita” all’ospedale di S. Benedetto e rilanciato la solita idea dell’ospedale di Vallata: un argomento offerto a Castelli su un piatto d’argento e che su questo timore, peraltro infondato, ha impostato tre quarti della sua campagna elettorale. Un altro esempio di quel trasversalismo contro il quale mi sono battuto e continuerò a battermi».
«Lunedi sera ho fatto gli auguri a Castelli dal quale mi differenziano molte cose, ma che da oggi è il sindaco di tutti gli ascolani.
Ci tengo a dire che sono grato a tutti quegli ascolani, uomini, donne, giovani, che hanno voluto testimoniare la loro fiducia nella mia persona e la loro volontà di provare a cambiare il modo di far politica in questa città: li abbraccio simbolicamente uno ad uno. Sono un grande patrimonio che sarebbe un delitto disperdere. Ad essi chiedo di mantenere intatta questa speranza e di non cedere alla delusione».