La Lettonia chiede al Fmi aiuti pari a 1,2 miliardi di euro per evitare la bancarotta
Aggredita ed annessa all’URSS nel 1939 come l’Estonia e la Lituania,la presenza militare sovietica si concluse solo nel 1998 quando con il crollo del comunismo si proclamò indipendente. Da qualche anno fa parte dell’Unione Europea ma non è ancora nell’area euro. Il tasso di disoccupazione supera il 28% ed è alle prese con una contrazione economica che nel 2009 raggiungerà il 20%. Il governo, ed in particolare il primo ministro Valdis Dombrovskis sta cercando in ogni modo di evitare la svalutazione del lat – moneta circolante in Lettonia – che colpirebbe anche le banche svedesi ed ha chiesto, al Fondo monetario internazionale, di versare una iniziale tranche di aiuti pari a 1,2 miliardi di euro per evitare la bancarotta ma soprattutto per sostenere il cambio fisso del lat con euro Il voto europeo del 6 giugno ha premiato i partiti di opposizione in particolare il Forhul sostenuto dall’odiata minoranza russa. Il Fondo monetario internazionale ha imposto, per ottenere il prestito,severi tagli alla spesa pubblica e correttivi amari per tutta la popolazione. I salari degli statali saranno ridotti drasticamente,l’Iva sarà aumentata dal 21 al 23% sarà poi diminuito il salario minimo imposto per legge. C’è da considerare che in Lettonia uno stipendio medio mensile non supera i 350 euro, saranno inevitabili le proteste. Già a gennaio una manifestazione contro il caro-vita si era trasformata in una rivolta e nel primo trimestre di quest’anno il reddito nazionale è calato di ben il 18%.
Andrebbe peggio se il governo svalutasse il lat in quanto moltissime famiglie hanno contratto mutui e prestiti al consumo in valuta straniera in particolare in corone svedesi ed in euro. Il deprezzamento del cambio darebbe luogo a livelli di insostenibilità delle rate da pagare da parte delle famiglie che si sono massimamente indebitate. Segnali di allarme arrivano dalla Svezia che storicamente supporta le economie non solo della Lettonia ma anche di Estonia e Lituania. Gli istituti di credito di Stoccolma subiranno quest’anno perdite per 70 miliardi di corone svedesi pari a circa 6,5 miliardi di euro, proprio per l’esposizione che esse hanno con le tre repubbliche Baltiche. “La Svezia si sta preparando al peggio” ha detto di recente un alto dirigente della Banca centrale svedese per cui si sta ventilando una flessione del valore della corona.
Il calo della moneta svedese porterebbe quindi alle tre repubbliche baltiche un po’ di sollievo, ma se i regimi di cambio fisso con l’euro non dovessero resistere all’urto della crisi economica mondiale, la recessione non risparmierebbe nessuno. Prezzi e salari per ritrovare equilibrio dovranno ridursi drasticamente e questo potrebbe risultare anche più doloroso di una svalutazione.