ed il livello dei diritti dei lavoratori (e Torino dimostra che ci stanno riuscendo), così a livello locale Guido Castelli sta cercando - attraverso una campagna elettorale milionaria, in barba ai tanti lavoratori senza lavoro e senza salario stretti nella morsa di questa terribile crisi del territorio e particolarmente di Ascoli Piceno - di perpetrare un disegno a favore delle lobby del cemento e degli affari in piena prosecuzione della politica fascista e sfascista della precedente giunta Celani.
Al di là della tensione che Patrizio Felicetti ed i suoi abbiano accumulato in questi mesi è necessario quindi capire ed interrogarsi su chi è il “nemico” (perché di nemico si tratta) e non lasciarsi bendare gli occhi dall’odio prodotto dalla sconfitta delle primarie proprio in virtù di quel DEM che spero e voglio continui a significare DEMOCRAZIA.
I nemici per Ascoli e per gli ascolani sono due: Amedeo Ciccanti con i suoi voltagabbana, con le sue incoerenze proprie della peggior stirpe democristiana, con le sue bugie da teatrino d’avanspettacolo, con i suoi atti vergognosi contro la storia partigiana ed il Popolo della Libertà con il suo pericoloso ricorso a sistemi xenofobi, con il suo pericoloso modo di governare accanto alle lobby, con le sue politiche antisociali, privatistiche e privatizzanti.
Voglio sperare che Ascoli Dem non voglia una città blindata dalle ronde, una città impaurita dalle sciocchezze mediatiche ed elettoralistiche sugli immigrati; spero non voglia, Ascoli Dem, una città invasa, invece, da una serie di “Noemi”, veline e feste come ci ha abituato fin’ora Celani sperperando soldi pubblici.
E’ tempo dunque di finirla con queste sciocche liti da ragazzi di strada, è tempo di fare una maturazione politica, è tempo di scegliere e di pensare che, al di là del fatto che delle frizioni possono naturalmente esserci, chi fa POLITICA e vuole rappresentare gente, ha l’obbligo morale di pensare – appunto - alla gente e al danno che una diatriba come questa può portare all’intera collettività a favore del benessere di pochi.