vorrei ricordare che questa "teoria dell'involuzione" più che un'affascinante tesi sui percorsi politici, sembra essere uno strano morbo, molto contagioso. Evidentemente l'abuso di latinismi può dare alla testa (mi si conceda una citazione sicuramente non all'altezza della caratura culturale del Direttore Responsabile di Picus, ma sicuramente molto comprensibile "lu truoppe stroppia"): ed allora ecco che tra fitti richiami omerici ed echi di volgare italiano, emerge prepotentemente una gaffe (perchè sicuro di questo si tratta, certamente non di un errore); vorrei infatti ricordare a Gaetano Amici che, sebbene a Roma non si
parli spesso dell'Origine della specie", tuttavia si respira l'aria della repubblica e dell'impero romano, e anch'io, sebbene non sia un erudito latinista, so che il "de bello gallico" venne scritto non da un certo Cicerone de Roma (tra l'atro originaro di Sora) ma da un altrettanto certo Caio Giulio Cesare. Fosse che la gaffe sia invece un lapsus freudiano e che il dottore (?) abbia confuso un tirannico conquistatore con uno dei più strenui diffusori della democrazia?
On. Luciano Agostini
E' vero, il "De Bello Gallico" lo scrisse Caio Giulio Cesare, ma non si tratta di una gaffe, bensì di un errore di copia incolla da una precedente versione dello stesso editoriale, quando, colpito dalla sua intervista concessa al Messaggero, mi piaceva utilizzare l'analogia dell Filippiche (scritte da Cicerone) intendedole attinenti alle sue critiche contro il candidato sindaco Antonio Canzian. Poi ho preferito utilizzare altra analogia (De Bello Gallico) ma è rimasto il vecchio autore delle Filippiche, cioè Cicerone che estensivamente avevo collocato a Roma, suo luogo funzionale. Mi fa molto piacere comunque essere di stimolo all'approfondimento della cultura classica nell'on. Agostini, sperando che questa possa anche far sposare l'etica politica dei padri latini. Sono lieto che l'on. Agostini respiri aria di repubblica e di impero romano stando a Roma, spero però che affidi la sua prassi politica più all'aria di repubblica che di basso impero come quella che sta conducendo il Pd provinciale alla rovina e con esso tutto il centrosinistra in questa fase politica. E tornando alla sua censura colta, spero che questa derivi dai suoi studi approfonditi e non, mi lasci un piccolo dubbio, da qualche giovane amanuense, visto l'indirizzo email dal quale proviene il suo intervento che è quello dei giovani democratici che, prenderò un abbaglio, fanno carriere politiche fulminee. Siamo invece certi che sia farina del suo sacco la citazione "lu truoppe stroppia". E visto che interviene sul mio editoriale fazioso, mi pare di capire che la sua censura sia solo bibliografica. Mi faccia tentare di porre domande che altri colleghi non fanno:
1) quando è andato via da Ascoli, dalla Regione, per andare a Roma, s'era accorto che il Piceno era sott'acqua? Se si, perché ha abbandonato il ponte della nave che stava affondando?
2) E' vero che all'interno del suo partito al tempo della pratica "Fermo Provincia" si chiese a lei di bloccare da Ancona questa storia e nulla venne fatto da lei?