O di qua o di là, Udc fuorigioco in eventuale ballottaggio

O di qua o di là, Udc fuorigioco in eventuale ballottaggio

Tertium non datur avrebbero detto i Latini. Il centrodestra se lo è legato al dito

Lo è non solo perché, come ha detto l'on. Amedeo Ciccanti, è la prima volta che accade per un sindaco eletto dai cittadini, c'è una seconda e più importante lettura di questa vicenda politica per Ascoli, incarnata da un ritornello che dai banchi dell'ex maggioranza, a più riprese negli interventi che si susseguivano, recitava “o di qua o di là”.
Sono finite le alchimie elettorali basate sulle percentuali che scaturiranno dalle urne. Finito il ruolo di ago della bilancia tanto caro alla prima Repubblica.
Il ruolo, in fondo, che l'on. Ciccanti tende a ricoprire nuovamente alle prossime elezioni dicendo che la posizione dell'Udc sarà quella solita, al centro, guardando con attenzione al partito dei tre sindaci. E se Ciccanti in tarda serata ha perso il suo solito self control  mentre stava per accapigliarsi con l'assessore Claudio Sesto Travanti, non è stato per le accuse di presunti privilegi mosse nei confronti della figlia che occupa un posto di lavoro pubblico.
«Lasciate stare mia figlia – grida Ciccanti – parlate di me, lei ha superato un concorso».
E' perché quel “o di qua o di là” che scandivano i suoi ex alleati faceva improvvisamente perdere di sostanza quell'accordo che, probabilmente prima studiato a tavolino con l'on. Luciano Agostini (Pd), dopo un incontro a Roma con l'on. Enrico Letta, è sembrato scemare anche alla luce di un discorso fermo, lapidario, essenziale nei temi e nei toni, proposto dal candidato sindaco del Pd Antonio Canzian contro poteri forti e lobby proprio alla presenza di Letta e Agostini presso il polo di S. Agostino (anche se Catalucci della SD fatica ancora a comprendere di chi si tratti o di cosa e va cercando con il lanternino di Diogene ove questi alberghino).
Quella lavanderia industriale a cielo aperto che è stato l'ultimo consiglio comunale ha squarciato abitudini, intrecci e culle. Il sindaco Celani ha detto chiaro che di fronte a molti testimoni il “do ut des” (ti do se mi dai), ritiriamo la mozione di sfiducia se si azzerano le candidature in Provincia e Comune, è di fatto la vera motivazione per questa azione a due mesi dalle elezioni.
Lo ha convalidato pubblicamente, lo ha detto con parole nitide l'ex capogruppo di An Igino Cacciatori mentre scorreva il testo del suo intervento in consiglio comunale.
Neppure un bambino può credere diversamente. Fastidiosa la tesi di un'attività amministrativa pressoché inesistente, della quale sarebbe colpevole Celani, alla base della sfiducia. Una tesi che non fa una grinza sulla bocca del centrosinistra che da anni la va sostenendo, ma l'on. Ciccanti non l'ha mai fatta sua, chissà perché?
“O di qua o di là”.
E pensiamo proprio ai consiglieri del centrosinistra che se fosse stato raggiunto un accordo di bottega sulle candidature nel centrodestra, quindi con lo stesso Udc di Ciccanti, si sarebbero trovati ad aver sottoscritto una mozione di sfiducia abortiva.
Una “eiaculatio precox” di alcun effetto prolifico. E' vero hanno rischiato grosso, soprattutto perché non hanno saputo metter in campo una cartina di tornasole, una prova del nove, chiedendo un paio di anni fa, un anno fa, la sfiducia al sindaco Celani.
“Non avevamo i numeri”, è la risposta sbiadita nella quale s'inciampa parlando con alcuni di loro. Non hanno lanciato il cuore al di là dell'ostacolo, eppure sapevano che c'era maretta nella maggioranza. Oppure Ciccanti non aveva mai fatto trapelare in passato i suoi tormenti da garante di perfetta amministrazione?
“O di qua o di là”, continuavano a dire in tanti nella sala della Ragione del palazzo dei Capitani del Popolo. Uno slogan forse da stadio che però ha funzionato come il “tarlo” per l'on Ciccanti. Quel tarlo si è approfondito a tal punto nella sua esperienza politica che gli ha fatto balenare quale marchingegno avesse liberato negli “amici” di prima, ora suoi convintissimi nemici: che può accadere in un eventuale ballottaggio dopo il 7 giugno?
“O di qua o di là”, ha detto anche l'assessore Giulio Natali.
Ha parlato di una campagna elettorale ad alta voce. Ha detto che nella storia della mozione di sfiducia sono entrati in gioco anche “fantasmi” del processone per tangenti del 1979. «Mio padre (l'avvocato senatore Luigi Natali) difendeva un imputato di quel processo. Scorrendo quelle righe scritte a mano dei capi d'imputazione si parlava di bottiglie di champagne... “devi portare 7, 10 bottiglie di champagne” diceva l'imputato. Sapete cosa voleva dire bottiglie di champagne?».  Chiede Natali all'assemblea  senza dare una spiegazione e lasciando all'immaginazione. Ve la forniamo noi, dovete moltiplicare in milioni di vecchie lire, si trattava di mazzette.
“O di qua o di là”.
E Ciccanti reagisce parlando dei suoi “traditori” dell'Udc passati al Pdl (Tosti Guerra, Mariotti e Cinelli), che a suo dire volevano ruoli nel partito. Il suo affondo non ha colpito il bersaglio, è stato smentito e nella stessa sala si è visto scodellare sul piatto il figlio di un assessore Udc assunto alla Asl 13. Eppoi il consigliere Mariotti che sbotta :«Non vengo certo a scuola di onestà da lei on. Ciccanti».
“O di qua o di là”.
Uno slogan che per l'on. Ciccanti diventa come il drin drin del campanello per qualcuno che si svegli dopo una sbornia di birra, con la testa come un pallone: sembra il suono del “Big Ben” (a Westminster) accostato all'orecchio.
E allora esplode, insinua nella platea ormai sguarnita il dubbio di probabili lettere di minaccia nelle cassette postali, la colpa per l'onorevole sarà dei suoi ex amici del centrodestra. C'è però anche da dire che in precedenza aveva chiesto di blindare la sala della Ragione per timore di incidenti, manco si fosse allo stadio. E … ovviamente non è accaduto nulla, anzi c'era uno dei suoi che gridava come un “unno”.
“O di qua o di là”.
Un ritornello diabolico che picchia nel cervello dell'onorevole Ciccanti. Il riflesso condizionato del parlamentare è parossistico. «Questi sono così – dice Ciccanti riferendosi ai suoi ex alleati che non sono più in aula – hanno soldi, faranno una campagna elettorale più pesante di quella del 1948, occorre un nuovo Cnl (Comitato nazionale di liberazione). Occorre fare fronte comune». Dice ancora Ciccanti, lasciandosi andare, verso i banchi del centrosinistra. Ma non doveva stare da solo al centro con grande attenzione al partito dei sindaci?
Beh occorre dire che non gli è servita la barzelletta mal recitata al “Bagaglino” (non risero in molti), ora si riempie la bocca di “movimento partigiano”. Si vede che sono lontani i tempi in cui militava nel Msi? Nel Fronte della gioventù? Non ricordiamo con precisione, ce ne scusiamo.
“O di qua o di là”.
Un ritornello che di effetti collaterali nell'onorevole Amedeo Ciccanti ne ha prodotti diversi. Soprattutto quando dal centrodestra si continua a voler regalare quale alleato l'on Ciccanti alla prossime elezioni. Per la verità alcuni consiglieri del centrosinistra mostravano in volto più di un'ombra a quelle parole. Ma Ciccanti ormai è inarrestabile.
Riesce anche a rispondere a Catalucci della Sd.
Spiega quali sono i poteri forti e le lobby: Fondazione Carisap, le quattro gru, le uniche presenti in città. Dimentichiamo qualcosa? Ah il fatto che il centrodestra ha già occupato tutti quasi tutti gli spazi per i manifesti elettorali già ora e hanno la stampa, hanno i soldi. Si vedrà poi come faranno presto a varare il Prg per pagare la campagna elettorale.
Un piccolo aiuto all'on. Ciccanti lo vogliamo fornire: può parlare con l'on. Casini, qualche giornale amico glielo può sempre rimediare, no?
Ora però la vera patata bollente ce l'ha in mano il Pd. Può scegliere: diventare come l'Udc ad Ascoli o diventare alternativa di governo per la città.
Non ci vuole molto per capire la sentenza pronunciata in consiglio comunale dal centrodestra che toglieva le tende.
“O di qua o di là” non prevede il protagonismo di un terzo incomodo in un eventuale ballottaggio: gli hanno tolto la sedia da sotto mentre pensava d'accomodarsi.