Giornalista se non sei dei nostri ti facciamo la guerra

Giornalista se non sei dei nostri ti facciamo la guerra

Per costoro la critica prevista dalla Costituzione non deve esistere

Querelo per diffamazione semplice il coordinatore comunale della “Sinistra Democratica” Emidio Catalucci che mi ha detto di fronte al signor Sestilio Meloni: “Tanto si sa che sei nella lista dei pagati”.
I fatti. Alcune ore fa pensavo di scrivere un articolo su una riunione dei partiti del centrosinistra che avevano anticipato, tramite un comunicato stampa inviato alle redazioni dei giornali, della presentazione di un nuovo candidato all'Arengo, oltre Antonio Canzian che ha vinto le primarie del Pd, e dunque sarebbero state necessarie le primarie di coalizione. 
Una volta da Rinascita, luogo scelto per quella che sembrava una riunione pubblica, tanto è vero che c'era gente arrivata per assistere, oltre gli esponenti politici dei partiti, io e i miei colleghi siamo stati invitati ad allontanarci perché si trattava solo di una interpartitica, quindi la stampa era esclusa. Un comportamento carbonaro?
Per me sì, visto che telefonando poi a qualcuno di loro avremo saputo quello che era stato deciso. Non avremmo però magari colto toni e sfumature nelle scelte, nelle posizioni. Eh già è meglio che la gente non conosca i teatrini della politica.
E di teatrino s'è trattato. Nessun altro candidato è stato presentato, mentre l'Italia dei Valori ha detto di essere contraria alle primarie di coalizione e appoggerà Antonio Canzian.
Stessa posizione per Verdi e Pdci. Allontanandomi da quella riunione mi sono rivolto al signor Sestilio Meloni che era fuori da Rinascita e gli ho detto che non è una bell'aria quella che tira ad Ascoli nella politica del centrosinistra.
E' a quel punto che Emidio Catalucci mi ha rivolto quella frase. Quindi, visto che secondo lui sono a libro paga di qualcuno, lo spiegherà ad un magistrato. Così quando la “verità” di Catalucci avrà trionfato, convalidata dalla magistratura, stiano pur certi i lettori  che ne saranno subito messi al corrente. Catalucci, caso singolare, ripercorre i passi del segretario provinciale dell'Udc Marco Lorenzetti che invece ho querelato per diffamazione a mezzo stampa, visto che lui questa volgare affermazione l'ha fatta sulle pagine di un giornale telematico. 
E non vi  pare strano che Sinistra Democratica e Udc propalino lo stesso concetto sul mio conto?  Cosa li unisce? Con quali interessi politici sto interferendo?
E per continuare nel nuovo sport, peculiare di certi politici nell'Ascolano: giornalista se non sei dei nostri ti facciamo la guerra.
Ecco le richieste di risarcimento danni nei miei confronti. Poiché sono avvezzo ad informare correttamente i lettori da quando esercito questa professione, è giusto che si sappia cosa accade. Alcuni mesi fa ebbi a scrivere dell'ex sindaco di Ascoli Roberto Allevi e del vice presidente della Provincia Emidio Mandozzi, entrambi del Pd.
Del primo, nell'ambito della lotta contro il presidente della Provincia Massimo Rossi sferrata dalle gerarchie del Pd ascolano, scrissi: «Dunque si scrive di suocera perché nuora intenda.  E la suocera niente altri è che l’assessore provinciale Antonio Canzian che, fedele al mandato di programma e di governo, sarebbe colpevole di non far la guerra al suo presidente, Massimo Rossi. E allora giù ‘‘botte’’ sulle possibilità che si candidi a sindaco di Ascoli nel 2009.
Chi è che si turba per questa possibilità?
Scrivono l’ex sindaco Roberto Allevi contro questa antidemocratica presa di posizione di Canzian. I titoli ce li ha tutti per farlo: è ex sindaco, ha fatto l’autista in campagna elettorale all’attuale onorevole Luciano Agostini, si è meritato con dignità di gambero un posto da vice presidente dell’Erap in subordine al presidente Alessandro Filiaggi, semplice consigliere comunale durante la sua legislatura da sindaco di Ascoli». EMIDIO CATALUCCI E ROBERTO ALLEVI
L'ex sindaco di Ascoli, che è avvocato, se l'è legata al dito e si è sentito diffamato. Ha scelto la via civile, quella del risarcimento danni. Ha chiesto 25 mila euro.
Tanto vale, secondo l'avvocato Allevi, l'offesa di essere chiamato “autista”. Già, per uno di sinistra essere chiamato autista è una grande offesa...se l'avessi chiamato operaio avrebbe chiesto 50 mila euro? Mi chiedo ancora perché non mi abbia denunciato in sede penale, forse sapeva già che non c'è alcuna diffamazione e la sua denuncia sarebbe stata archiviata?
E, come avevamo previsto in tempi non sospetti, Antonio Canzian, contro tutte le previsioni delle gerarchie del Pd, ha vinto le primarie perché la gente di Ascoli ha scelto fuori dai soliti schemi. Tiremm innanz...
Passiamo all'altra richiesta di danni, sempre in sede civile, quella del vice presidente della Provincia Emidio Mandozzi. Di lui scrissi nel momento in cui la giunta provinciale stava lavorando alla delibera d'indirizzo per la divisione delle due province: «Il culmine in una riunione di giunta convocata d’urgenza a fine giugno. 
La delibera d’indirizzo è stata sottoscritta da 9 assessori su 10: il decimo, il vice presidente Emidio Mandozzi, del Pd, che pure aveva assicurato la sua sigla sul documento, ha poi pensato bene di ripensarci e non firmare. Gli è valso un bel «quaquaraquà» da parte del presidente Massimo Rossi nel corso della surriscaldata riunione di maggioranza tenutasi prima del consiglio provinciale di fine giugno. Mandozzi ha replicato che per il bene del territorio si tiene pure il «quaquaraquà» ma lui quella delibera non aveva alcuna intenzione di firmarla. Solo che ne aveva data ampia rassicurazione del contrario al segretario generale della Provincia».EMIDIO MANDOZZI
Così Mandozzi si è sentito offeso per il “quaquaraquà” affibbiatogli da Rossi nel corso della giunta. Nella citazione civile addirittura il suo avocato dice che dimostreranno come il presidente Rossi abbia ritirato quell'epiteto. Bene, il presidente Rossi non l'ha ritirato per nulla affatto quell'epiteto, anzi recentemente ha parlato del “mastice” che tiene Mandozzi attaccato alla sua poltrona. Eppoi altra cosa curiosa. Del fatto che il presidente della Provincia lo avesse chiamato “quaquaraquà” in giunta l'avevo scritto in un articolo sul  Messaggero in cronaca di Ascoli, ma … Il Messaggero non è stato citato in giudizio, lo è stato solo Picus.
E anche in questo caso la richiesta danni è in sede civile, nessuna denuncia penale per diffamazione. Motivo? Senza alcuna presunzione è spiegabile nel fatto che narrando la verità dei fatti che sono accaduti il giornalista non commette alcuna diffamazione, ma informa correttamente e puntualmente l'opinione pubblica.