e il presidente della Provincia Massimo Rossi, si è rivelata un estenuante tentativo di valzer degli emendamenti abortito al primo impatto. Infatti la “social card Ventura”, il primo emendamento, che aveva previsto 270 mila euro da ripartire tra 1.400 lavoratori inseriti nelle liste di mobilità e senza ammortizzatori sociali, è stato ridotto a 160 mila euro perché non c'era capienza in bilancio per un esborso maggiore.
Perché l'abbiamo chiamata “social card Ventura”? Semplice, basta fare una divisione: 160 mila euro diviso 1.400 lavoratori che rientrassero nei parametri economici stabiliti vuol dire dare ad ognuno circa 100 euro. Meglio di niente, penserete.
Penserete allora che tutte le accuse di strumentalità verso il sub gruppo del Pd formulate dal presidente Rossi e dai suoi estimatori siano solo illazioni.
Penserete che non è affatto vero che ci sia solo una battaglia elettorale senza esclusione di colpi per buttare giù dalla poltrona un presidente troppo avvezzo a governare nel segno della partecipazione al bilancio con l'ascolto dei sindaci del territorio e dei protagonisti economici e sociali.
Tranne poi a ricredersi immediatamente quando si scopre che la “social card Ventura” è ancora più offensiva di quella che il Pd nazionale, Veltroni in testa, ha criticato come una vera schedatura dei poveri da parte del centrodestra.
La social card del governo dà solo 40 euro ogni mese a coloro che ne hanno diritto, ma almeno ce l'hanno ogni mese. La social card Ventura, udite udite, vale circa 100 euro per ogni lavoratore... ma solo per una volta, per un solo mese … è una presa per c...ard.
Occorre dire che il capo gruppo del sub gruppo Pd ascolano Lucio Ventura aveva (ehm) “distrattamente” “qualunquemente” dimenticato di includere anche coloro che nel Fermano si trovassero nelle medesime condizioni degli ascolani (l'emendamento era sottoscritto dai magnifici quattro: Lucio Ventura, Domenico Re, Remo Bruni e Stefano Stracci).
Non parliamo poi del secondo emendamento, quello illustrato da Stefano Stracci (sub gruppo Pd) che, con l'intento di affinare il modo di smaltire i rifiuti, chiede di assottigliare le già ristrette risorse dell'assessorato all'Ambiente per creare una nuova posta di bilancio del valore di 37.500 euro per far fare (a chi?) uno studio innovativo sulla base della dissociazione molecolare, procedura a basso impatto ambientale. Un emendamento che ha rivelato, quella sì, una vera dissociazione di Stracci, che si accinge a gareggiare per la poltrona di sindaco a Monteprandone, dalla realtà.
Già perché, come gli suggeriscono dai banchi della minoranza, Stracci prima di formulare quell'emendamento (con lui gli altri firmatari: gli altri tre dei “magnifici quattro”) non aveva neppure letto la relazione al bilancio. Si sarebbe accorto, come poi hanno spiegato e rispiegato sia l'assessore all'Ambiente Manuela Marchetti che il presidente Rossi, che la Provincia di Ascoli è più avanti dello studio proposto dall'emendamento facendo parte di un consorzio di sperimentazione presso la discarica di Pecciole, in Toscana, per un progetto voluto dal Ministero dell'Ambiente.
Costo del contributo 5 mila euro previsti in bilancio che, al massimo, potrebbero diventare 10 mila. Chiaro? 27 mila e 500 euro in meno da spendere con una concretezza certo maggiore di un semplice studio.
Ma non ci sono mai limiti. Stracci tenta un affondo al ribasso e da 37 mila e 500 piomba vertiginosamente in giù: mettiamoci 10 mila euro per lo studio dice (da far fare a chi? Vista l'insistenza?).
Ma siamo in un consiglio provinciale dove si amministra la cosa pubblica oppure al mercato arabo dove, si sa, mercanteggiare è legge indiscussa?
Patetico. Emendamento ritirato? Sì, ma c'è voluta la pazienza stoica dell'assessore Manuela Marchetti che, per far comprendere definitivamente a Stracci (sub gruppo Pd ascolano con la voglia di fare il sindaco di Monteprandone) che i soldi in cassa sono finiti, ha detto chiaro in assemblea che aveva 60 mila euro da spendere per la manutenzione delle centraline di monitoraggio dell'aria (polveri sottili e altri elementi inquinanti) nei centri urbani e sarebbero stati sufficienti fino a giugno.
Ma Stracci è diabolico e dice: «Ritiro l'emendamento che comunque è servito a creare attenzione nel bilancio su questo tema».
Ineffabile: il bilancio era pronto a novembre 2008, l'emendamento ambientale dei “magnifici quattro” reca la data del 26 gennaio 2009.
Ed è chiaro che con questi campioni della maggioranza di centrosinistra ( non ce ne vogliano gli altri partiti, ci riferiamo sempre al sub gruppo del Pd ascolano) i consiglieri del centrodestra hanno giocato al “Guglielmo Tell” con le “mele” da infilzare: Ventura, Stracci, Re e Bruni. «Se non condividete l'operato della giunta Rossi – dice Marco Marinangeli – e ci siete stati 4 anni a braccetto, abbiate il coraggio di sfiduciare il presidente Rossi». E Massimiliano Brugni coglie un singolare “inciucio politico”. «Ho dato tutta la mia solidarietà al presidente Rossi – dice Brugni – Siamo alla commedia dell'assurdo. Il centrosinistra è imploso. Baci in bocca al presidente... ehm... facciamo sulla guancia ... dal sub gruppo Pd ascolano, la divisione della provincia prima era coerente, ora cambia tutto. La delibera d'indirizzo è stata votata da tutti tranne che da me e Vittorio Crescenzi.
In realtà si tratta solo di una battaglia di potere altro che l'interesse del territorio. Ciccanti che viene a dire … strani giochi … una strano inciucio tra Rossi e Celani … non ci capisco più niente. Mandozzi si deve dimettere, deve essere coerente, i consiglieri pure». Al sub gruppo Pd consigliamo un emendamento cruciale il “quinto emendamento” ma della Costituzione americana; sostanzialmente tradotto la facoltà di non rispondere. Secondo voi lo capiranno il senso?