La classe dirigente del PD è ancora nei 'vecchi' del PCI

La classe dirigente del PD è ancora nei 'vecchi' del PCI

«Si continua a perpetuare l’esercizio del potere senza voler condividere le responsabilità»

maggioranza in Provincia e per le cose non fatte rispetto alla grande criticità del lavoro nel nostro territorio. Inoltre, si prefigge l’obiettivo di rilanciare una riflessione sull’importanza dell’unità di intenti di tutto il Centrosinistra, che è la strategia che in passato ed in particolare in questo momento chiedono i nostri elettori, per vincere le elezioni e quindi garantirsi il governo del territorio.
Con questa premessa, vengo subito alle considerazioni nel merito di quanto sta accadendo in questi giorni sulla vicenda della divisione della Provincia di Ascoli e di tutte le implicazioni. Dopo l’aspra discussione sui valori di conguaglio, ora ci si è concentrati sulla questione degli incentivi al personale che si dovrà trasferire a Fermo.
Penso che sia chiaro a tutti che le prese di posizione che si vogliono far credere così disinteressate e attente a tutelare gli interessi di tutti i cittadini, nella realtà sono invece una ghiotta occasione per regolare conti di vecchie ruggini o un palese tentativo di discreditare l’antagonista politico o colui che può impedire di confermare o ricoprire un nuovo e più importante incarico istituzionale.
Non si spiegherebbe altrimenti perché si vada a cogliere ogni sfumatura di parole e di scritti per trovare contraddizioni o passi falsi dell’antagonista di turno, fregandosene dei veri problemi, a differenza di quanto si vorrebbe far credere ai cittadini ai lavoratori e a tutti quanti stanno vivendo una stagione economica e sociale veramente difficile.
La cartina di tornasole è nelle vicende che da un anno circa si stanno vivendo sulla pelle dei lavoratori della Ahlstrom, con l’ultima sceneggiata della passerella di esponenti politici di destra e di sinistra fatta davanti ai cancelli dello stabilimento, quanto già erano state inviate le lettere di licenziamento.
Fino ad ora si sono rincorsi sponsorizzando possibili compratori, sempre rimasti nell’ombra, sperando in un esito positivo finalizzato solo al proprio prestigio personale.
Le dichiarazioni spesso buttate là senza un minimo di fondatezza, sono state usate alla vigilia elettorale per cercare di accapparrarsi consensi, ma nella mente dei vari soliti politici locali, vi era sicuramente prima di qualsiasi altra ragione, la messa in gioco della propria referenzialità da potersi spendere alla prima verifica elettorale.
Penso che sia chiaro a tutti che la politica sempre più viene fondata sull’esercizio del potere: vedi l’assegnazione di borse lavoro, le assunzioni clientelari sia dirette sia tramite cooperative, la gestione delle degli strumenti urbanistici oppure la spartizione di fondi all’interno delle varie associazioni di categoria messi a disposizione dalle Istituzioni centrali.
Chiaramente l’attuale classe dirigente del PD continua nel perpetuare l’esercizio del potere senza voler condividere con nessuno le responsabilità. Infatti, nonostante i grandi processi di trasformazione del Centrosinistra, ancora oggi la vera classe dirigente del Partito Democratico è nei vecchi dirigenti del PCI (Agostini, Colonnella, Mandozzi, Perazzoli) con tentativi  effimeri, prima di qualche sporadico gruppo entrato nelle varie costituenti ed oggi con qualche "Margheritino" a briglie sciolte che cerca di trovarsi uno spazio personale, ma che viene fagocitato dal ben rodato sistema di potere interno del vecchio PCI-PDS-DS e via dicendo.
Il grande spirito di partecipazione democratica della costituente del PD, dove è finito?
Perché non è stata valorizzata la rappresentanza di miglia di cittadini che hanno optato per il cambiamento, concentrando invece tutti i ruoli di vertice del nuovo partito traendoli dalle vecchie direzioni politiche (DS e Margherita lista Doc) ?
In questo marasma, come pensiamo che il Partito Democratico possare reggere l’urto della fase costituente, abbinato alla grande crisi economica e sociale che stiamo vivendo?
Dobbiamo far ricorso alle nostre migliori risorse, impegnare in prima persona figure capaci di dimostrare con i fatti che per loro la politica è servizio e non pratica professionale (come accade a chi nella vita non ha fatto mai altro che il dirigente di partito, il sindaco, l’assessore o il parlamentare).
Quindi occorre riaprire una stagione di dialogo e di allenze per finalizzare l’obiettivo di mantenere il governo della Provincia; non cercare di soffocare, sul nascere, con scorrettezze di ogni tipo, l’unico vero embrione di novità che si sta verificando ad Ascoli Piceno.
Qui infatti, una consultazione vera, nelle primarie di partito, ha portato ad una nuova grande partecipazione ed a scegliere un candidato rappresentativo ed in grado di tenere coeso il Centrosinistra, senza disdegnare ulteriori opportunità di aggregazione, per raggiungere l’obiettivo della conquista del comune capoluogo.
Pertanto, invito tutti a far sì che l’assemblea di oggi, 9 gennaio, non sia un regolamento di conti, dove sicuramente i potenti avrebberro la meglio, con il sicuro risultato che fra sei mesi saremo tutti a leccarci le ferite di una cocente sconfitta elettorale e della chiusura del progetto  del Partito Democratico.
Lo stesso Veltroni dopo i disastri dell’Abruzzo e della Campania (allo stato delle cose anche qui si rischia di ripercorre le stesse tappe) sembra intenzionato a far sì che il nuovo partito sia nuovo anche nelle logiche di selezione delle rappresentanze.
Per capire tutti i rischi che stiamo correndo come Partito Democratico, penso che sia utile ricordare che da Castel di Lama a Colli, a Castorano, Spinetoli, Monsampolo ed ora anche a Monteprandone, ci sono dei grandi movimenti civici che stanno organizzandosi per le prossime elezioni amministrative puntando sul fatto che in queste realtà vige il sistema maggioritario.
E si tenga conto che in tutte queste realtà, grandi fette di elettori delle primarie del PD se ne stanno interessando, nella speranza che la partecipazione democratica possa ritrovare nuovi spazi nella vita pubblica, oggi preclusi dal sistema».