Rimpasto in Giunta, Ugo Ascoli non si dimette

Rimpasto in Giunta, Ugo Ascoli non si dimette

«Starà a Spacca firmare il decreto di revoca motivando le sue decisioni»

dell'estate scorsa aveva perso la cultura e fatto ricorso giudicando irrituale il mancato passaggio in consiglio regionale della sua revoca, è ora la volta di Ugo Ascoli, 'vittima' dell'ultimo rimaneggiamento dell'esecutivo insieme ai colleghi Giaccaglia e Pistelli. Ascoli, ordinario di sociologia all'Università di Ancona, dove è stato anche preside della Facoltà di Economia, spiega i motivi della sua scelta: "Ritenevo fosse dignitoso e coerente non dimettermi. Starà a Spacca firmare il decreto di revoca motivando le sue decisioni". Ma un perché, secondo Ascoli non c'é: il rimpasto "é stato deciso in maniera poco chiara, trasparente, direi opaca. E le giustificazioni portate sono criticabili, inconsistenti, fragili, se non risibili". Per di più, "non c'é stata discussione con i diretti interessati, tranne che leggere sui giornali del gioco della torre".
Ascoli, d'altra parte, aveva deleghe 'pesanti' e molto delicate, specie nel momento attuale, come lavoro, formazione professionale e istruzione, in sintonia con le sue competenze (ha svolto studi sul mercato del lavoro, la famiglia, i movimenti migratori e le politiche sociali), passate ora in parte a Badiali - il lavoro, in collaborazione con il presidente - e per il resto a Stefania Benatti, del suo stesso partito, Pd-Dl. "Mi sono adoperato al meglio", dice, e si rammarica per il fatto di aver "lasciato in sospeso leggi che mi premevano molto, come quella sull'istruzione".
Quanto alla delega del lavoro a Badiali, "averla staccata dalla formazione è un errore nell'errore. E pensare che averle unificate era stata una conquista". "Sarà tutto meno governabile - preconizza Ascoli - alla faccia del governatore che parla tanto di governance". La verità è che alla base del rimpasto c'é solo una "questione partitica e interna ai partiti, al peso delle correnti, nell'ottica di una campagna elettorale già cominciata", commenta amaramente. Ascoli, però, non sembra intenzionato a seguire le orme di Minardi, nessun ricorso o altre iniziative alle viste: "Da oggi sono già in servizio all'Università - annuncia - e conto di rimettermi a studiare. Se poi qualcuno comincerà a parlare della partita spartitoria, dico fin d'ora che sono tutte sciocchezze. Io - conclude - non voglio nulla".