Rossi: basta lucrare politicamente sulla divisione

Rossi: basta lucrare politicamente sulla divisione

«Mi sembra che la gara a chi le spara più grosse sia arrivata a livelli inaccettabili»

della questione per evitare che si continui a disorientare l’opinione pubblica.

1) Dalla ricognizione del patrimonio dell’attuale Provincia è emerso che il suo valore complessivo, escludendo strade e scuole, ammonta a 54.635.000 euro. Seguendo le percentuali di riparto tra i due nuovi Enti, così come prevede la legge, risulta che a Fermo spettano beni per un valore di 23.750.000 euro e ad Ascoli per 30.885.000 euro. Sul territorio fermano sono presenti beni per un valore di 8.675.000. Ergo: a Fermo dovranno essere intestati beni per circa 15 milioni di euro.

2) Abbiamo dunque proposto di assegnare alla nuova Provincia fermana strutture che, pur insistendo sul territorio ascolano, in gran parte non sono utilizzate direttamente dalla Provincia ma da articolazioni periferiche dello Stato, tanto che molti fino a poco fa ignoravano persino che fossero di proprietà dell’Ente. Sto parlando, ad esempio, delle sedi dell’Archivio di Stato, del Provveditorato agli studi o della caserma dei Vigili del Fuoco di S. Benedetto. E’ vero che, cedendoli, la Provincia perderà circa 150.000 euro all’anno di canoni d’affitto, ma va anche ricordato che questi soldi bastano a malapena a coprire nel tempo le spese per la loro manutenzione.

3) In totale, questi beni hanno un valore di circa 12,6 milioni. Resta dunque da assegnare a Fermo la somma di 2,4 milioni e anche in questo caso abbiamo proposto di non effettuare un conguaglio in denaro ma attraverso una modulazione, peraltro contenuta, del debito residuo per un impatto sul bilancio corrente di circa  150.000 euro annui. Se si pensa che le spese correnti e in conto capitale della Provincia di questi 5 anni sono ammontate a circa 550 milioni, si ha la vera dimensione del problema di cui stiamo parlando.

La divisione dei territori è stata decisa con una legge dello Stato che abbiamo dovuto applicare e la relativa procedura ha assorbito, e continua ad assorbire, energie che avremmo volentieri destinato a dare ulteriore impulso alle tante cose fatte in questi anni. Perciò comprendiamo chi apertamente critica questa scelta del Parlamento. Detto questo, però, finiamola una buona volta di lucrare politicamente parlando a sproposito di “debiti”, di “esborsi”, di “erogazioni”. Altrimenti è lecito sospettare non più la superficialità ma la malafede».