Celani: Piceno Consind va chiuso

Celani: Piceno Consind va chiuso

«E’ urgente un commissariamento dell’Ente al quale affidare lo scioglimento dello stesso»

Nato quarant’anni fa per promuovere lo sviluppo delle iniziative produttive industriali, artigianali, commerciali, nonché dei servizi terziari avanzati, all'interno del territorio dei Comuni consorziati, anche alla luce dell’inserimento del nostro territorio nella Cassa del Mezzogiorno, l’allora Consorzio per la industrializzazione delle valli del Tronto, dell'Aso e del Tesino pian piano ha perso la sua  stessa ragion d’essere.
L’Aso e il Tesino oggi sono valli di confine, la Cassa del Mezzogiorno è un lontano ricordo, l’industrializzazione della valle del Tronto è stagnante se non in fase recessiva. Ce ne è abbastanza per dire che l’attuale Piceno Consind va chiuso. Non ha più ragion d’essere.
E’ quantomeno antieconomico, come, peraltro, certificato dai suoi debiti.
E allora si abbia il coraggio di voltare pagina e cambiare registro. Il nostro domani è fatto di sfide impegnative sul piano industriale e del lavoro che  necessitano di risposte nuove, diverse, dinamiche. Su questa linea, sostanzialmente, avevo ritenuto che fosse anche la stessa Regione Marche.
Infatti nel corso di alcuni recenti dibattiti pubblici mi era sembrato di capire che i vertici regionali attendessero dei segnali dal territorio per decidere il da farsi.
Di segnali, in verità, erano anni che ne mandavo alla stessa Regione. L’ultima volta, nel corso di un recente incontro con lo stesso Spacca presso l’Assindustria di  Ascoli e più recentemente con l’assessore al bilancio, Marcolini.
Evidentemente in via Gentile da Fabriano ad Ancona hanno altre gatte da pelare, impegnati come sono a placare l’ansia di visibilità, con poltrone assessorili, delle diverse anime del centrosinistra.
Intanto, mentre ad Ancona si latita, la situazione al Piceno Consind precipita. Se prima era drammatica ora è senza ritorno.
A meno che, dal cappello di un prestigiatore, non saltino fuori 5 milioni di euro, o forse 7, per ripianare il debito accumulato per la depurazione, con buona pace del patrimonio dell’ente che ora rischia, concretamente, di andare a carte quarantotto.
La soluzione? Se dessimo seguito alla soluzione inventata dal presidente Domenico  Re, il ripiano del maxi debito dovrebbe essere a totale carico della collettività picena e in modo  particolare del sistema produttivo.
Sullo sfondo, infatti, vi è l’aumento delle tariffe e/o la creazione di una nuova società, da parte del Consind, alla quale dovrebbe andare la gestione dell’intero sistema acque.
In altre parole i rami secchi e pesantemente passivi andrebbero in altra società della quale farebbe parte anche il creditore che così, senza colpo ferire, diventerebbe proprietario di tutte le infrastrutture.
Eppure, nonostante tutto, nonostante le cifre siano lì ad indicare una situazione di sfascio, gli amministratori che  hanno determinato questa incredibile situazione continuano, come se niente fosse, a dare lezione di buon governo indicando anche soluzioni….
Soluzioni?
Si. Una, caro presidente Spacca.
E’ urgente un commissariamento dell’Ente al quale affidare lo scioglimento dello stesso.
Sarebbe una forma di rispetto verso i cittadini e le imprese».

Piero Celani, sindaco di Ascoli

Durante una conferenza stampa il presidente dell'ente Domenico Re ha replicato così alle critiche di Confindustria Ascoli e dell'assessore comunale Giulio Natali (An). «L'ente ha chiuso il bilancio con un avanzo di amministrazione di 650mila euro - ha detto Re - e non ha mai chiesto un soldo pubblico, camminando sempre con le proprie gambe a differenza di altre società. Ci sono industriali che vogliono le regole ed altri no. Oggi - ha aggiunto - le aree industriali costano 37 euro al metro quadro. E domani? Se le competenze urbanistiche torneranno ai Comuni si rischia di far ripartire la speculazione».