Immigrazione, Amagliani dice no ai Cpt

Immigrazione, Amagliani dice no ai Cpt

«L’immigrazione non può essere affrontata come una questione di “ordine pubblico”»

modo modificare la vita delle nostre comunità, ma sul problema della costruzione di Centri di permanenza temporanei per i cittadini immigrati, la nostra è una posizione chiara, coerente e motivata da ben tre anni. Vale a dire in tempi non sospetti».
Esordisce così l’assessore regionale all’immigrazione e servizi sociali, Marco Amagliani intervenendo nel dibattito che si è aperto a livello nazionale dopo che il Governo ha inserito nel cosiddetto pacchetto-sicurezza la destinazione a CPT nelle sedi di caserme dimesse.
“Una posizione decisamente contraria – ribadisce Amagliani - non solo a destinare l’ex Caserma “Saracini” di Falconara Marittima a sede di CPT, ma proprio all’istituzione stessa di tali Centri che già nell’acronimo contengono l’incoerenza del significato: “permanenza temporanei”… una contraddizione in termini. Il Consiglio regionale delle Marche in una mozione approvata nella scorsa legislatura le considerava già “strutture lesive dei diritti universali delle persone”, in primo luogo della libertà personale. Lo stesso Consiglio regionale si dichiarava “indisponibile alla costruzione e alla presenza sul proprio territorio di Centri di permanenza Temporanei. “ La stessa mozione impegnava la Giunta regionale  “ad operare in tutte le sedi, affinché in nessun luogo del territorio regionale tali strutture” potessero “essere realizzate o attivate”. Ed è con questo stesso spirito e volontà che ho partecipato nel luglio 2005, in rappresentanza della Regione Marche, al forum “Mare aperto, idee per aprire le frontiere e chiudere i CPT” tenutosi a Bari su iniziativa del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.” Dal forum – ricorda Amagliani – è uscito un documento finale in cui le 14 Regioni presenti si sono impegnate ad affrontare il tema dell’immigrazione con umanità e giustizia, consapevoli che quella del clandestino è una condizione e non un reato, che va combattuta cioè la clandestinità e non la persona. L’immigrazione non può essere affrontata come una questione di “ordine pubblico”, spesso affidata alla disciplina di legislazioni emergenziali. Si tratta invece di affrontare con realismo e cioè nel pieno rispetto delle Leggi, le grandi problematiche dell’accoglienza, dell’inclusione, dell’interculturalità".
Amagliani sottolinea poi che le motivazioni del no sono comuni a associazioni di tutti i tipi, come i Premi Nobel per la Pace, Medici senza Frontiere e Amnesty International che hanno stilato rapporti sulle principali violazioni riscontrate nei CPT già purtroppo in funzione: dalla mancanza di assistenza legale e psicologica alle vere e proprie aggressioni fisiche e abuso di psicofarmaci. 
“Già nel 2005, dunque - conclude Amagliani - le Regioni chiedevano al Governo il superamento dei CPT e l’istituzione di un tavolo di confronto per definire risposte alternative che tutelino i diritti e promuovano la sicurezza sociale. Perché i CPT hanno sostanzialmente attratto l’intera materia dentro un quadro di mera regolamentazione repressiva, fondandosi su un’idea assai discutibile di “detenzione amministrativa” ed oggi ancor più repressiva perché si fonda sulla presunzione di reato, che è addirittura incostituzionale. Occorre invece sciogliere i nodi spinosi della clandestinità e non colpire le singole persone che nella  maggior parte dei casi sono le vere vittime della clandestinità. Aggiungo, infine,  che sarà inserita, ad iniziativa della giunta regionale, una modifica alla legge regionale n. 2 del 98 “Interventi a sostegno degli Immigrati”  perché siano stabiliti con legge i contenuti della mozione approvata dal consiglio regionale sul netto rifiuto alla costruzione dei CPT sul territorio marchigiano".