Canzian: regolamentare l'occupazione degli spazi urbani

Canzian: regolamentare l'occupazione degli spazi urbani

Per quanto riguarda il Cup necessario «investire nell’insediamento di nuove Facoltà»

dell’intervento che il parroco del Duomo su questo tema ha ritenuto di esternare, anche perché, al di là di alcune sue considerazioni sulla “ideologia marxista-comunista” che credo, almeno in questo caso, non c’entri un bel niente, solleva però un tema importante e non più rinviabile relativo all’uso delle piazze e, più in generale, dei luoghi che tutte le città d’arte (ed Ascoli lo è al pari se non più di altre!) hanno già affrontato e risolto.
Non lo si può fare di certo in modo sbrigativo e superficiale del tipo “se la città non vuole la manifestazione vuol dire che la sposteremo altrove”, oppure “se in piazza Arringo viene montata una struttura per ospitare gli stands non è la fine del mondo”. Al contrario occorre trovare il modo di conciliare le esigenze di conservazione, di fruibilità ed anche di rispetto per alcune piazze, monumenti e luoghi e la localizzazione di manifestazioni anche importanti e di grande richiamo turistico (espositive, enogastronomiche, musicali ed altro), ma non sempre compatibili con il contesto prescelto.
Certo è innegabile l’impatto delle strutture montate in piazza Arringo sia per estensione che per altezza tanto da occultare non solo il duomo, ma anche il perimetro della piazza. Ma anche la meno impattante pista del ghiaccio natalizia era peraltro fuori luogo (ed anche un po’ triste!) in questa splendida piazza. Che fare allora? Regolamentare in modo serio e rigoroso (tipologia delle strutture, altezze, estensione, tipologia delle manifestazione e quant’altro) l’occupazione degli spazi urbani come avviene in tutte le città d’arte in modo da non rinunciare a manifestazioni importanti e di grande richiamo e nello stesso tempo non compromettere la possibilità di far conoscere, ammirare e, non ultimo, rispettare luoghi e bellezze architettoniche cittadine, il che, peraltro, rappresenta, l’altra finalità di manifestazioni come “Fritto misto”».

Cup, investire in nuove Facoltà
«Il dibattito che recentemente si è innescato intorno all’insediamento universitario nella nostra Provincia riguarda essenzialmente due aspetti: 1)il ruolo del CUP, 2)il ruolo dell’Università nel nostro territorio. L’obiettivo primario del CUP è certamente quello di contribuire al consolidamento di un Polo Universitario nella parte meridionale delle Marche. Il Piceno ha fortemente bisogno e fortemente reclama a tutti i livelli la presenza di un organizzato ed innovativo sistema di alta formazione: nei settori più avanzati del nostro sistema produttivo questa esigenza è avvertita e chiesta con forza. La presenza di alcuni Comuni e della Provincia come soci del CUP testimonia l’interesse sul tema “Università”.
Se l’attenzione degli Enti locali è motivata principalmente dalle eventuali ricadute economiche sul contesto territoriale, è però evidente che l’Università, prima ancora che motore dello sviluppo economico, è occasione per promuovere la conoscenza, la cultura, la formazione di poli d’eccellenza: per questa ragione essa non può essere né localizzata in modo casuale, né fondarsi su discipline incoerenti con le esigenze e le risorse territoriali. L’importanza dei settori agroalimentare e vitivinicolo e la recente istituzione del Parco marino trovano, ad esempio, corrispondenza nei corsi di laurea della Facoltà di Scienze, ma giustificherebbe anche il “ritorno” della Facoltà di Agraria per il quale occorrerebbe impegnarsi con maggior coraggio e convinzione.
L’esistenza di un patrimonio storico-architettonico diffuso e di straordinaria bellezza, il grande valore ambientale dei due Parchi dei  Sibillini e della Laga, il  valore dei nostri centri storici  rendono preziosa la presenza della Facoltà di Architettura. In tale contesto, al contrario, non altrettanto coerente è la scelta di insediare il corso di laurea di Scienze politiche o, addirittura, di Giurisprudenza. Molto più utile, invece, sarebbe impegnarsi per sviluppare nella nostra realtà un insegnamento universitario nell’ambito delle Biotecnologie, settore in grande espansione e che potrebbe rappresentare quel valore aggiunto per un possibile ed originale strumento di sviluppo territoriale. Certamente in questi anni vi è stata una incomprensibile dispersione dell’attività universitaria nel territorio il che contrasta apertamente con l’incapacità dimostrata a stabilizzare le due facoltà esistenti, in particolar modo quella di Architettura che, per vari motivi, ma per chiare responsabilità, dopo dieci anni è ancora in una condizione di precarietà (per risorse e strutture) davvero avvilente.
Se è giusto chiedere alle Università che si impegnino ad investire nel nostro territorio le rilevanti risorse che annualmente vengono messe a disposizione dagli enti locali, è altrettanto necessario ed urgente rivedere la strategia fin qui seguita dal CUP anche alla luce di linee di indirizzo ormai da tutti condivise che portano a non disperdere risorse in masters o corsi di laurea triennali, ma ad investire nell’insediamento di nuove Facoltà e, ovviamente, a sostenere in modo adeguato quelle già presenti. Su questi temi, credo, prioritariamente e alla luce del sole, dovrebbe aprirsi un dibattito serio e responsabile tra tutti gli attori locali interessati. Parlare solo di presidente e di componenti del cda è davvero, come sempre, molto deludente».