/Ucchielli: abolendo le Province non si riducono gli sprechi
Ucchielli: abolendo le Province non si riducono gli sprechi
«Al contrario diminuire il numero delle decine di migliaia di commissari, agenzie, enti, società»
In realtà, «la discussione generale – sottolinea Ucchielli – verte sulla necessità di riformare le nostre istituzioni e ridurre i costi della politica. Evitiamo, perciò, generalizzazioni facili e scontate: una cosa è, infatti, l’eccessiva e insostenibile struttura burocratica della pubblica amministrazione, altra sono i costi della politica. Sul primo tema è indubbio che il nostro Paese non può più permettersi l’attuale livello di burocrazia e le infinite sovrapposizioni dei vari livelli di governo, ma è altrettanto vero che, di fronte a tale situazione, può servire a poco abolire un singolo livello».
Quel che interessa il presidente dell’Upi Marche è, piuttosto, «centrare l’attenzione su ciò che si può fare realmente per migliorare l’efficienza dei servizi nell’intero sistema pubblico: se ogni livello di governo fosse obbligato a fare il proprio mestiere, una volta identificate, con puntualità, le competenze di ognuno, senza sovrapposizioni e ragionando seriamente su quale sia il livello di governo che, per dimensione, possa assolvere al meglio ad una precisa funzione, credo riusciremmo a ricostruire un sistema credibile e snello, senza rinnegare il cammino verso il federalismo, iniziato da oltre un decennio, ma mai concluso».
Quindi l’invito a quanti vorrebbero l’abolizione delle Province: «Vorrei ricordare – incalza Ucchielli – soprattutto a coloro che, addirittura, hanno votato l’istituzione di nuove amministrazioni provinciali o a quelli che a Roma sono abolizionisti e in periferia promuovono comitati per costituirne ancora, che c’è un’altra strada, più immediata e concreta, per snellire la pubblica amministrazione e abbassare i veri costi della politica». «Penso alle decine di migliaia di commissari, agenzie, enti, società che il nostro Paese, come la nostra regione, ha visto fiorire negli ultimi anni e che spesso, oltre a moltiplicare i costi, sottraggono al giudizio degli elettori scelte e decisioni di grande rilievo. Una normativa, allora, che ne riducesse drasticamente il numero e riportasse le funzioni in capo agli enti ad elezione diretta, ci consentirebbe, da subito, risparmi ben più significativi rispetto all’eliminazione di un livello di governo, peraltro previsto dalla Costituzione».
Un ultimo spunto: «Mi permetto di aggiungere – conclude Ucchielli – che la razionalizzazione del sistema burocratico è altra cosa rispetto alla riduzione dei costi della politica, fermo restando che su questo fronte si può e si deve fare molto, recuperando la sobrietà che si è oggettivamente perduta. Una strada, quest’ultima, percorribile se ognuno farà la sua parte, evitando soluzioni generalizzate e demagogiche che rischiano di ridurre soltanto gli spazi della democrazia, e non gli sprechi».