L'Udc potrebbe trovarsi sulla scheda con la Sinistra L'Arcobaleno
un'altra, però indesiderata. Accade a Porto Sant'Elpidio, dove, salvo ulteriore, diversa decisione giudiziaria, il simbolo Udc per le elezioni comunali potrebbe finire col trovarsi, sulla scheda, accanto a quello della Sinistra l'Arcobaleno, in totale contrasto con la linea nazionale del partito. Lo denuncia il senatore dell'Udc Amedeo Ciccanti. Secondo Ciccanti, è accaduto che l'Udc di Porto San'Elpidio, in vista delle comunali, si è alleato con una lista di fuoriusciti dal Pdci, ma che avrebbe dovuto caratterizzarsi come civica. Questa lista si è denominata Sinistra unita e ha presentato un proprio simbolo - simile a quello di Sa - valendosi di una delega del legale rappresentante nazionale della Sa. La cosa non è piaciuta all'Udc, che ha visto accostato il proprio contrassegno a quello di una formazione di sinistra, a cui il partito di Casini è alternativo. I dirigenti marchigiani dell'Udc hanno così deciso di non conferire (come invece di norma avviene quando c'è intesa) al segretario provinciale Gaetano Massucci la delega a presentare simbolo e liste, di cui è titolare il segretario nazionale Lorenzo Cesa, e che questi aveva conferito al segretario regionale Antonio Pettinari, il quale l'aveva girata a Ciccanti. Massucci, però, è andato ugualmente avanti e ha presentato simbolo e lista Udc senza il mandato di Cesa, insieme con Sinistra unita che ha presentato i suoi. La commissione mandamentale, nell'esaminare la documentazione, ha però rilevato che Massucci non aveva la delega e che il simbolo di Sinistra unita era leggermente diverso da quello di Sa descritto nel mandato nazionale. Così - a pena di esclusione - ha ordinato al primo di munirsi della delega e a Sinistra unita di adeguare il proprio contrassegno, uniformandolo a quello di Sa. Sinistra unita ha provveduto, peggiorando, dal punto di vista dei dirigenti regionali Udc, le cose. Mentre un candidato della lista Udc ha presentato ricorso alla magistratura, e il giudice Sebastiano Lelio Amato, dopo avere accertato che Massucci era segretario provinciale, ha ritenuto che in quanto tale fosse in possesso del titolo per presentare validamente simbolo e lista del partito, decretando quindi, di fatto, che restino in corsa. «Il giudice - commenta Ciccanti - ha letto troppo frettolosamente la legge, creando un precedente di inaudita gravità. Infatti, ha obbligato un partito ad allearsi a un'altra formazione indesiderata, a prescindere dalla volontà degli organi nazionali. Dopo avere accertato che Massucci era segretario provinciale, non ha accertato che, come prescrive la legge, avesse anche il mandato di Cesa, che Massucci non ha proprio perché non c'é accordo sull'alleanza con la sinistra, rispetto alla quale noi siamo alternativi. Per di più - aggiunge il senatore Udc - il giudice, decidendo, non ha nemmeno sentito le parti, che gli avrebbero chiarito subito le cose, fissando invece l'udienza di comparizione al 1 aprile, e cioè quando ormai schede e simboli saranno già stati stampati. E' un vero paradosso poi - conclude il senatore - che mentre Sinistra unita è stata obbligata a modificare il proprio simbolo adeguandolo a quello nazionale, per l'Udc, invece, delle competenze degli organi nazionali non si sia tenuto alcun conto».