Teramo, in consiglio il tema della sanità

Teramo, in consiglio il tema della sanità

L’assemblea si riconvoca per il 1 marzo con un “dibattito aperto” su politica sanitaria

Questa l’opinione del Consiglio Provinciale che, ieri pomeriggio, dopo un lungo e articolato confronto, ha licenziato all’unanimità un documento sulla condizione della sanità teramana e più in generale sulle proposte contenute nel Piano Sanitario Regionale. Il documento è il frutto del lavoro della Commissione provinciale sulla sanità, presieduta dall’assessore alle politiche sociali, Mauro Sacco e composta da consiglieri di maggioranza e minoranza, da operatori sanitari, medici, sindacalisti, rappresentanti del mondo del volontariato e del Tribunale del malato. 
“Nel ribadire la condivisione dei valori,  degli obiettivi generali e dell’impostazione culturale del Piano – si legge nel documento licenziato dal Consiglio – si ritiene di dover esprimere la massima preoccupazione in ordine a scelte che sembrano contraddire in modo vistoso  premesse e attese”. Si chiede, quindi, alla Regione Abruzzo, di “ascoltare la voce dei territori e le proposte in merito al riordino dei posti letto e della rete ospedaliera”. A questo scopo e per un confronto approfondito sui temi della politica sanitaria, la conferenza dei capigruppo,  ha deciso di convocare un Consiglio Provinciale aperto per il 1° marzo, alle ore 8.30.  Saranno invitati i consiglieri e gli assessori regionali. 
Le maggiori preoccupazioni, sulla base delle ragioni esposte nel documento approvato questo pomeriggio, derivano dalla volontà della Regione di costituire due aziende ospedaliere universitarie che “per dimensioni e quantità di risorse costituiranno i destinatari quasi esclusivi delle risorse finanziarie generali”. Una scelta pericolosa, di fronte alla quale, ha detto l’assessore alle politiche sociali Mauro Sacco: “non si può rimanere inermi”  perché: “nelle fragilità e nei vuoti della presenza del sistema sanitario regionale si determinerebbero aumenti di mobilità passiva, incentivi alla presenza di strutture private che non svolgeranno funzioni complementari ma sostitutive del pubblico”. 
Una condizione di grave sofferenza, quindi, quella della sanità teramana che pagherebbe, secondo l’analisi di molti consiglieri provinciali, colpe e soprattutto debiti derivanti da altri territori: “I beni della nostra azienda sanitaria sono stati ipotecati dalla Regione per pagare il buco della sanità privata” ha affermato Lanfranco Venturoni, del Popolo della Libertà. “La gestione teramana è stata la più virtuosa e oggi paga le colpe di altri”. 
“Quello teramano – ha dichiarato il consigliere Leandro Di Donato del PD che ha coordinato i lavori della commissione sanità – con i suoi quattro presidi e una bassa incidenza del privato rappresenta un modello che va difeso: o si salva tutto o si perde tutto”. A questo proposito, nel documento, si legge : “Lo stato di grave disagio che pesa sugli operatori e sugli utenti, determinato da croniche carenze di organico, da strutture inadeguate, da  strumentazioni obsolete, deve  trovare chiare soluzioni che indichino tempi e risorse per  la loro attuazione. Questi atti sono assolutamente urgenti e necessari e costituiscono una sorta di pre-condizione , in mancanza della quale ogni discussione su modelli, obiettivi, organizzazione è sterile e foriera solo di altro disagio”. Sulla base delle osservazioni arrivate dai consiglieri Raimondo Sfrattoni (Rifondazione) e Lanfranco Venturoni (Pdl)  il documento è stato integrato con due emendamenti: sul rafforzamento del servizio di prevenzione e medicina del lavoro e sul fatto che la Asl teramana non ha contratto debiti, a differenza di quanto accaduto in altre realtà.

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