Catalucci: il Comune vuol far cassa coi disabili

Catalucci: il Comune vuol far cassa coi disabili

«Se è una questione di fondi, invito l’assessore a trovarli in capitoli diversi»

nella vicenda delle rette del Colibrì, poteva toccare il fondo dell’insensibilità e dell’indifferenza nei confronti delle famiglie dei ragazzi disabili ospiti del Centro. L’assessore Marcucci e il suo ufficio, infatti, si stanno comportando, nei confronti dei genitori e dei ragazzi, con freddo calcolo e non curanti di che cosa significa, per una famiglia ascolana con figli disabili a carico, un aumento delle rette fino all’800% in più ogni mese.
Altro che “Solidarietà e politiche sociali” degni di amministratori attenti e capaci. Si pensa, invece, di fare “cassa” e ci si comporta con la stessa delicatezza di un elefante che entra in un negozio di cristalleria preziosa. Per molte famiglie questo aumento ingiustificato rappresenta un problema, da aggiungere agli altri. Per altre una difficoltà insuperabile che le costringeranno a ritirare il proprio ragazzo dal Centro.
Ma perché questo aumento? La giunta di Celani e Marcucci in data 13 marzo 2007 con atto n. 25 (determinazioni per l’anno 2007, delle aliquote e delle tariffe per i tributi locali nonché dei prezzi per i servizi pubblici) confermava la compartecipazione al costo del servizio del Centro Colibrì nella misura di 41,32 euro mensili, con il costo di un pasto completo di 3,36 euro giornaliero.
Successivamente (2 aprile 2007) veniva approvato il Bilancio di previsione 2007 e la stangata arriva puntuale: aumento al massimo dell’IRPEF (+0,8%), aumento dell’ICI, aumento della TARSU, aumento della TOSAP. Il Bilancio comunale, perennemente in rosso nonostante l’aumento delle tasse ai cittadini, viene “salvato” (teoricamente) dai Presidenti delle società partecipate (Tega e Silvestri – guarda caso sono anche assessori) che, senza battere ciglio, sottoscrivono declaratorie di versamenti milionari di utili/dividendi, meglio riserve, delle società da loro presiedute. Sempre più tasse e sempre meno servizi!! Così si raggiunge il pareggio contabile del Comune.
I conti però non tornano. Ed è proprio l’assessore Marcucci che si lamenta, ogni estate sui giornali, dell’inadeguatezza dei fondi a sua disposizione per nulla sufficienti a soddisfare la domanda sempre più pressante delle famiglie bisognose, degli anziani, dei disabili di una città sempre più allo stremo.
La soluzione è pronta: il tre ottobre 2007 la giunta approva la delibera n. 150 nella quale si decide l’aumento delle rette fino a un massimo di 320,00 euro mensili, individuando 4 fasce di contribuzione in base al reddito dell’intero nucleo familiare. L’aumento doveva decorrere dal 1 novembre 2007.
Le proteste dei genitori hanno avuto il loro primo effimero effetto al punto che la stessa giunta modificava il termine di decorrenza e, il 21 dicembre, colpita da “buonismo natalizio” fa slittare l’aumento a gennaio 2008 con uno scaglionamento delle quote su tre anni. Roba da non credersi. Si ipoteca e si ammortizza pure la durata, per i prossimi tre anni, della permanenza dei ragazzi ospiti del Centro. Non sono rate di un mutuo bancario…Senza entrare nel merito dell’aspetto umano, intimo e personale vissuto dalle famiglie che stanno subendo una vera e propria ingiustizia e sono stati trattati con indifferenza, ostilità e fastidio, voglio ricordare che sotto l’aspetto  “economico” stiamo di fronte a cifre irrisorie per un Comune serio. La differenza di “entrate” per il Comune è di circa  50-60.000 euro annue. Un niente rispetto agli sprechi della giunta Celani sulle consulenze esterne, sui costi del bollettino comunale, sui 12.000 euro spesi per la sola  notte di Capodanno, sulle parcelle dei legali esterni, sulla distribuzione dei fondi ICI e della legge Merloni…Se è una questione di fondi, invito l’assessore a trovarli in capitoli diversi e sono disposto, insieme ad altri consiglieri, a votare uno storno e una variazione di bilancio a favore del Centro Colibrì. Altrimenti è una decisione puramente politica che non si giustifica affatto davanti ai nostri concittadini. Stessa scelta politica per quanto riguarda la perentoria decisione di far presentare la dichiarazione ISEE dell’intero nucleo familiare di appartenenza. 
Il Difensore Civico della Regione Marche, con nota del 23 gennaio 2007, ribadendo il principio assunto dalla Regione Marche ha affermato che: “…Ai sensi del D.Lgs. 130/200 il calcolo del reddito per i soggetti portatori di disabilità gravi e per gli ultrasessantacinquenni non autosufficienti, nella contribuzione al costo dei servizi socio-assistenziali va effettuato in modo individuale, e non dal nucleo familiare”.  Così è in tutta la Regione Marche, ma si vede che Ascoli, per Celani e Marcucci, non ne fa parte. Inoltre in base all’articolo 433 del Codice Civile la compartecipazione dei familiari alle spese può essere richiesta solo dall’interessato e non direttamente dall’ente erogante il servizio.
Ai sensi degli articoli 433 e 438 del C.C. gli enti pubblici, tra cui i Comuni, non possono pretendere contributi economici dai parenti degli assistiti. Ma qui iniziano le interpretazioni contrastanti di aspetto puramente formale e burocratico, dimenticandosi che si sta trattando di ragazzi disabili e del loro futuro. Per il Comune di Ascoli, evidentemente poco sensibile a queste problematiche, il D.Lgs. 130/2000 non costituisce una prescrizione in quanto non è stato ancora adottato l’opportuno DPCM. (si ricorda che il D.Lgs. è una fonte gerarchicamente superiore rispetto al DPCM).
La giunta si arroga il diritto e la facoltà di non riconoscere un diritto in capo al beneficiario, non considerandolo un principio di portata generale, ma solo come una mera aspettativa subordinata alle esigenze del bilancio comunale!!! E allora si tratta solo di una decisione di carattere politico-economico ed organizzativo anziché giuridica (e di buon senso e logica).A tutto vantaggio delle casse disastrose dell’ente ma a carico delle famiglie dei disabili più bisognose, sole e che pretendono soltanto un minimo di rispetto e di vera solidarietà. Assessore Marcucci, la prego di tornare indietro su questa decisione».