La struttura si è rivelata una costosa cattedrale nel deserto
di oggi in merito al ricorso presentato dalla ditta “Publiodeon” contro il project financing del Palacongressi assegnato a suo tempo alla “Palacongressi srl” facente capo alla famiglia Calabresi. Negli ultimi anni, intorno alla mega infrastruttura, costata a suo tempo qualcosa come dieci miliardi delle vecchie lire, è divampata una polemica politica feroce. Questo perché, quello che negli intenti doveva diventare un volano per il turismo congressuale del Piceno, si è rivelato alla fine una costosa cattedrale nel deserto. L’idea da parte dell’allora Giunta Martinelli era di avviare un project financing con i privati per cercare un rilancio del centro. Ma una delle due ditte in concorso per l’appalto, la “Publiodeon” appunto, dopo aver perso l’aggiudicazione fece ricorso rilevando a suo dire discordanze tra il progetto iniziale presentato dalla concorrente e quello approvato. Gli ultimi sviluppi hanno avuto un doppio seguito: civile e penale. Fino a determinare la messa sotto sequestro del “panettone”come viene chiamato in gergo. In caso di accoglimento, seppure parziale, la procura, che ne ha avviato l’iter penale, potrebbe tenerne conto e bloccare definitivamente qualsiasi operazione in corso. In tal caso la “Palacongressi srl”, aggiudicatrice del bando, ha già fatto sapere di voler avviare immediatamente l’iter per il risarcimento danni. Tutto a discapito della città che nel frattempo perde due importanti eventi come il congresso nazionale dei fisiatri a dicembre e quello Rifondazione Comunista ad aprile.