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Piscina e grotta di Acquasanta, la Provincia al TAR
La società "Santa" si è rivolta al Tar per chiedere l'annullamento del provvedimento
al Tribunale Amministrativo Regionale delle Marche a cui la società “Santa” di Acquasanta si è rivolta per chiedere l’annullamento, previa sospensiva, del provvedimento, adottato dal Dirigente del servizio tutela ambientale – Rifiuti – Energia – Acque della Provincia, di revoca della concessione per lo sfruttamento delle acque termominerali che alimentano la grotta sudatoria e la piscina natatoria del centro termale piceno. Il provvedimento, è bene sottolinearlo, non riguarda la sorgente che alimenta lo stabilimento termale di Acquasanta, anch’essa in concessione alla “Santa”, che dunque prosegue normalmente la sua attività. «La decisione di revocare la concessione – spiega l’assessore all’ambiente Manuela Marchetti – è stata adottata al termine di un lungo iter istruttorio avviato nel 2005 a seguito dell’accertamento di una situazione di inquinamento della sorgente. Prima del provvedimento definitivo, infatti, è stato realizzato uno studio, i cui costi sono stati sostenuti dalla Provincia e dal comune di Acquasanta, per capire la natura dei fenomeni inquinanti. Questo lavoro purtroppo non ha fornito elementi di certezza in ordine all’origine del problema per cui, a tutela dell’interesse pubblico, il Servizio ha disposto la revoca della concessione». A dicembre sarà celebrata l’udienza che deciderà sulla richiesta di sospensiva del provvedimento provinciale. «Noi comunque guardiamo al futuro di Acquasanta – spiega il presidente Rossi - cioè ad un progetto organico di rilancio della risorsa termale come volano per lo sviluppo dell’intera economia montana. Lo vogliamo fare insieme al Comune ma insieme anche ad altri enti interessati, a cominciare dalla Regione, che resta titolare delle acque termominerali, e dall’Ente Parco dei Sibillini. Senza dimenticare che l’apporto dei privati, nel rispetto delle peculiarità naturalistiche e ambientali del territorio, può risultare estremamente importante. Ricordo infatti che un imprenditore ha già avanzato la proposta di un recupero, proprio ad uso termale, sia della concessione, oggi revocata, sia dell’adiacente ex vetreria di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Così come dovremo mettere mano, una volta chiusa la vertenza legale, ad un progetto organico di riqualificazione e risanamento della grotta e della piscina». Ma il rilancio della montagna acquasantana passa per una strategia più articolata. «Pensiamo ad un turismo che veda nelle terme l’attrattiva principale ma a cui sia data anche la possibilità di apprezzare l’incredibile patrimonio storico, naturalistico, enogastronomico dell’area anche attraverso il recupero in chiave turistico- ricettiva dei piccoli nuclei abitativi, oggi ormai spopolati, che costellano quel territorio. A tal proposito – ricorda Rossi - sono stati avviati due splendidi esempi, uno a carattere pubblico e uno d’iniziativa privata. Parlo del borgo di Cocoscia dove, grazie ai fondi ARSTEL (Agende regionali per lo sviluppo territoriale locale) comunitari e regionali a cui si aggiungono quelli provinciali e comunali, si stanno investendo nella ristrutturazione quasi 1,45 milioni di euro. E parlo di Rocchetta, un borgo abbandonato in un posto incantevole acquisito da un illuminato imprenditore piceno che si appresta a dargli nuova vita».