«Coinvolgere la comunità per promuovere ipotesi sostenibili di impianti di taglia piccola»
«Abbiamo appreso dal sito della Provincia della proposta di realizzazione di un impianto di cogenerazione per la produzione elettrica e di calore da circa 85 Megawatt. Alla luce del tono zuccherino che permea l’articolo, a noi di Cittadinanzattiva viene da proporre il seguente indovinello “viene dalla Svizzera ma non è cioccolata” e quindi alcune riflessioni sul come sia possibile recuperare il gap che fa delle Marche la seconda Regione (dopo la Campania) con saldo negativo tra produzione e consumo energetico. Il PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) approvato dal Consiglio Regionale il 16/2/2005 è il riferimento, e come affermato dai tecnici Minetti-Polonara-Silvestrini in una memoria congiunta “risulta centrale il criterio della produzione distribuita e non concentrata di energia; il PEAR non prevede infatti il ricorso a poche grandi macchine di produzione energetica, che risultano per altro particolarmente esposte sotto il profilo del consenso sociale e della sicurezza”. Sempre nella memoria si fa riferimento alla legge 23/8/2004 n.239 in cui Stato e Regioni debbono garantire un “adeguato equilibrio territoriale nella localizzazione delle infrastrutture energetiche”. Sempre nella memoriali riafferma un “modello marchigiano per l’energia" in cui “è possibile riconoscere tre classi di taglia, che , in mix opportuno possono tutte contribuire a realizzare il modello di generazione distribuita". Non è difficile riconoscere il nostro caso nella taglia da “5-20 Megawatt per le applicazioni al servizio di un singolo stabilimento industriale (o di un piccolo gruppo di stabilimenti contigui) con necessità contemporanee di energia elettrica e di calore di processo” , ma non di 85 MW che attiene invece alla terza taglia “area industriale omogenea con la centrale elettrica collegata ad una rete di teleriscaldamento con funzioni di distribuire anche il calore di processo”. La seconda riflessione è sulle procedure degli Enti competenti. Il Piceno Consind è in questo caso parte in causa con una forte posizione di conflitto di interessi del proprio Presidente, già dipendente di una azienda coinvolta come beneficiario della energia. E questo dubbio si rafforza in relazione al fatto che sia stata chiesta una autorizzazione ad un impianto, su un sito del quale il richiedente non ha proprietà, e non si sa se il Piceno Consind ha assunto una delibera per accogliere tale insediamento. Una situazione di poca trasparenza in questo caso dovrebbe vedere le immediate dimissioni del Presidente. Per la Provincia, nella quale il Presidente di Piceno Consind è Consigliere, il silenzio ufficiale del Presidente Rossi, e la assenza di qualsiasi attività partecipata su una iniziativa di così ampia portata ambientale e infrastrutturale, appaiono francamente imbarazzanti. Anche perché spetta alla Provincia il compito di procedere alla eventuale autorizzazione. Ma sarebbe come autorizzare un imprenditore a fare un grattacielo a Piazza del Popolo perché potremmo inserirci sulla sommità una pala eolica, e sul lato sud tante superfici fotovoltaiche per la produzione di energia, considerando che questa energia non ha emissioni al contrario degli 85 Megawatt della Turbogas che brucerebbero 140 milioni di metri cubi di metano all’anno (con emissioni climalteranti di Co2 di Ossidi di azoto). Come Cittadinanzattiva siamo fortemente contrari a tale iniziativa, mentre invece proponiamo di coinvolgere la comunità locale (istituzioni, imprenditori, organizzazioni) per promuovere ipotesi sostenibili di impianti di cogenerazione distribuita di taglia piccola, per esempio 4-5 impianti da 10-12 MW che possano effettivamente essere al servizio dei poli industriali in una logica di distretto energetico, contribuiscano al bilancio energetico regionale, ma al riparo dal logiche esterne che sicuramente non hanno a cuore l’interesse generale della comunità del Piceno. Su questi temi chiamiamo i cittadini, le Istituzioni e gli Imprenditori al confronto e a promuovere una forte iniziativa che respinga la proposta di cogenerazione concentrata venuta dalla svizzera, della quale continuiamo a preferire le proposte di cioccolata».