Catalucci, un altro pezzo di storia se ne va

Catalucci, un altro pezzo di storia se ne va

Oggi l'incontro a Roma tra sindacati e vertici aziendali

EMIDIO CATALUCCI«Mi auguro che l’incontro di oggi a Roma tra i sindacati nazionali e l’azienda Ahlstrom possa portare dei risultati concreti per la permanenza dello stabilimento in Ascoli e il mantenimento di tutti i posti di lavoro della “nostra” Cartiera. La notizia di una sua possibile dismissione sta passando sotto silenzio e tra l’indifferenza generale e solo con la denuncia e le proposte del vice Presidente della Regione Luciano Agostini siamo venuti a conoscenza di questa drammatica realtà. In fondo si tratta di un altro pezzo di storia della classe operaia ascolana che rischia di andarsene, al pari della SGL Carbon. La Cartiera (ex Mondatori) infatti, è stata la prima grande azienda insediatasi in quell’area, diventata, poi, la zona industriale di Ascoli Piceno. Dando lavoro a moltissimi ascolani con contratti e redditi tra i più alti in assoluto.  Ed ora c’è lo spettro di una sua dismissione e di una ulteriore drammatica tornata di  licenziamenti per quasi 200  lavoratori, che la città non sarà in grado di sopportare. Il lento ma continuo declino industriale colpisce sempre di più la nostra città e la sua popolazione. Dobbiamo fare tutto il possibile per scongiurare tale ipotesi di licenziamenti. La città deve stare vicino ai suoi lavoratori e premere su tutte le Istituzioni. So bene, per il mio passato di assessore provinciale al lavoro, cosa significa quando ci si trova di fronte a scelte di multinazionali estere che, per loro interessi e calcoli, decidono di chiudere uno stabilimento, lontano dalle loro sedi madri. E’ una scelta che ci viene imposta dall’alto, all’improvviso, per motivi a noi sconosciuti ed è difficile trovare immediatamente una soluzione alternativa. Ricordo, purtroppo, i casi analoghi  della Lagostina di Maltignano, della ITEMAR di Monsampolo, della AMCOR di Ascoli: bastava un cenno dell’amministratore delegato venuto dal profondo nord e la fabbrica veniva venduta, con dentro la vita di tutti i suoi lavoratori. Ma qualcosa si può fare: le Amministrazioni, insieme ai sindacati e alla Confindustria locale devono trattare risolutamente con l’azienda e ricercare le condizioni per un pronto rilancio dello stabilimento, attraverso aiuti e finanziamenti per l’innovazione e la ricerca, individuando azioni e proposte che possano rendere “appetibile” il nostro territorio per futuri investimenti. Non tutto è perduto, però, se faremo sentire con tutta la nostra forza, le ragioni di una città che non intende rinunciare al suo sviluppo industriale e che non vuole perdere la sua grande tradizione per il lavoro con maestranze così specializzate e preparate».