Castelli, "il pasticciaccio brutto" delle borse lavoro

Castelli, "il pasticciaccio brutto" delle borse lavoro

Scopo del consigliere è consentire le work experience anche negli studi professionali

«Il “pasticciaccio brutto” della borse lavoro della Provincia. e Un bando modificato in corso d’opera, decine di ragazzi (soprattutto laureati) rimasti con un palmo di naso, annunci fragorosi di parte pubblica clamorosamente smentiti dalla realtà dei fatti: questa la fotografia sconsolante del programma di work experience (borse lavoro) lanciato lo scorso ottobre dall’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno. Un vero e proprio “pasticciaccio brutto”, per dirla con Carlo Emilio Gadda, che denota l’improvvisazione con cui vengono trattati problemi cruciali come quelli del lavoro. Decine di giovani della nostra provincia, specie laureati, hanno confidato nella possibilità di ottenere un (sia pur minimo) riconoscimento economico in occasione dei periodo di tirocinio presso studi o associazioni professionali. Speranza che, inizialmente, è stata alimentata dalla Provincia. Ma che poi è stata drammaticamente disconosciuta da una modifica, emanata “a bando aperto”, di assai dubbia legittimità. Le conseguenze di questo “ripensamento” sono molto gravose per le aree territoriali, come quella picena, in cui l’economia si regge proprio sul terziario e sui servizi. Da un colloquio che ho avuto con l’assessore regionale al lavoro, Ugo Ascoli, sembra che l’esclusione degli studi professionali sia da imputare al disposto di cui all’art. 19 della legge regionale n.2 del 2005. Articolo che, per l’appunto, non contempla tali figure tra i soggetti presso i quali è possibile attivare progetti di ricerca e di sperimentazione lavorativa. A cosa si debba questa discriminazione non è dato sapere. Così come ignota è la ragione per la quale la Provincia di Ascoli (che l’anno scorso autorizzò le borse presso gli studi professionali) non abbia da subito tenuto in considerazione l’articolo incriminato. A questo punto, per non mortificare le aspettative dai tanti laureati disoccupati della nostra provincia, non resta che effettuare una modifica immediata della legge regionale e disporre una proroga della scadenza del bando per il tempo tecnico necessario a rimodulare l’art.19. Questa mattina, per rompere ogni indugio, ho presentato una proposta di legge che va nel senso auspicato dalle decine di laureati “buggerati” dalla provincia. Spero che Rossi e Agostini prestino la loro collaborazione concreta all’obiettivo e favoriscano questo percorso. Una correzione di rotta, sia pure in “Zona Cesarini”, che restituirebbe un po’ di fiducia nella politica da parte di tanti giovani che, dopo anni di sacrifici e di studio, hanno ricevuto un bello schiaffo dalle istituzioni proprio all’esordio della loro vita professionale».