Nelle Marche sarebbero 4 le comunità cancellate dal 1 gennaio 2008. Due sono in bilico
L'iniziativa è organizzata da Uncem, Federbim, FederForeste, Legautonomie, Club Alpino Italiano, Aem e con il supporto dei principali sindacati. Testimonial d’eccezione lo scrittore Mauro Corona. Il corteo inizierà a Piazza della Repubblica e si concluderà a Piazza Venezia. Il comizio, che riunirà i Presidenti di tutte le associazioni intervenute, chiederà al Presidente del Consiglio Prodi e al Ministro delle Finanze Padoa-Schioppa di stralciare l’articolo 13 dalla Finanziaria per riportare la questione delle Comunità montane all’interno della discussione della legge sulla montagna. «Le misure previste, riguardanti il taglio delle Comunità montane - afferma una nota dell'Uncem - non incidono infatti sui costi della politica ma provocano solo aggravi di costi, diseconomie tra Comuni e ripercussioni sui sistemi pubblici locali. Si assisterebbe infatti al sorgere di nuove forme di associazione a gravare sullo casse pubbliche e, come peraltro hanno sottolineato i tecnici del servizio Bilancio del Senato, l’eventuale riduzione di spese del personale connesse alla soppressione delle Comunità montane saranno tali solo se per questo personale non saranno previste altre forme di mobilità in altri enti». Enrico Borghi, presidente dell’Uncem nazionale: «Se la misura prevista dall’articolo 13 della Finanziaria diventasse legge, assisteremmo all’esplosione dei costi, con la nascita anarchica di varie forme di associazionismo intercomunale prive di economia di scala ma tutte con i loro salariati organi politici. I veri colpiti da tale misura – conclude Borghi – sarebbero i Comuni, che nel giro di tre mesi si vedrebbero trasferiti sul capo oltre duemila unità di personale, tutti i ratei dei mutui sino ad oggi contratti dalle Comunità Montane, la gestione dei beni patrimoniali comunitari e soprattutto gli oneri di gestione dei servizi sovracomunali oggi gestiti dalle Comunità Montane e che sono integrati da queste ultime per abbattere i costi finali all’utenza. Se non si pone mano a tale misura, saranno quindi alla fine i cittadini a risentirne in termini di incremento dei costi dei servizi e di perdita delle economie di scala: se il governo vuole realmente risparmiare ci convochi, e noi porteremo le proposte serie, vere e concrete per una razionalizzazione razionale e non avventata». Nelle Marche sarebbero ben 4 le comunità cancellate dal primo gennaio 2008 (Catria e Cesano, Metauro, Esino-Frasassi e San Vicino), 2 sono in bilico (Alta Mal Parecchia e Sibillini) ma tutto il territorio e la popolazione montana verrebbe ridotta di oltre il 70%. «Immediati i disservizi alla collettività - dichiara l'Uncem - Assisteremo alla fine dei servizi portati direttamente nei piccoli comuni (dallo sportello anagrafe al catasto, dall’Inps all’Enel, dall’Informagiovani allo sportello lavoro), chiusura di centri sociali (per l’handicap o gli anziani, la cultura o lo sport) e di strutture comuni (dal macello pubblico alla discarica), innalzamento del costo dei servizi urbani non più consorziati (trasporti, rifiuti, contratti di fornitura), abbandono di tutte le politiche di tutela del territorio (prevenzione e lotta agli incendi, assetto idrogeologico, cura dell’ambiente, gestione dei boschi e del patrimonio florafaunistico)». Alla testa del gruppo marchigiano in trasferta a Roma ci sarà la presidente dell’Uncem regionale Maria Assunta Paci, che si dice molto preoccupata per l’impressionante serie di ipotesi avanzate sulla pelle delle Comunità, e dei cittadini. «Negli ultimi giorni - afferma - il Senato, attraverso la sua Prima commissione, ha dato parere contrario alla riduzione delle Comunità, e questo rappresenta da un lato un ritorno alla ragione, ma dall’altro un ulteriore stato confusionale: sostenendo che le Comunità potrebbero trasformarsi in Unioni di Comuni (con qualche restrizione in più rispetto ad oggi e con minori fondi) si è aggiunto a questo pasticcio una nuova boutade, presumibilmente la base per una ennesima contrattazione a ribasso. In ogni caso, al momento resta valida e prioritaria la previsione della Finanziaria che nelle Marche porterà a chiudere dal prossimo gennaio almeno 4 Comunità e a ridurre a microrganismi tutte le altre, con l’unica eccezione di Camerino – che grazie alla sua altitudine rimarrebbe pressoché integra. L’unico obbiettivo sano è dunque lo stralcio di tutta la materia, per trattarla nei luoghi e nei modi adeguati. Che non sono certo quelli degli ultimi mesi: l’Uncem nazionale ha da tempo presentato una proposta che consente davvero la riduzione dei costi sacrificando con piccoli e mirati ritocchi gli organismi organizzativi, sfruttando tutte le sinergie possibili, costruendo un percorso davvero credibile di crescita e sviluppo per il territorio. Le previsioni distruttive della Finanziaria - conclude - vanno invece a colpire indiscriminatamente un patrimonio collettivo di indubbio valore: la montagna italiana produce il 17% del PIL nazionale, e le Marche sono le più virtuose vantando ben 23 aziende attive ogni 10.000 abitanti (dato Istat). Questo grazie alla laboriosità della popolazione montana e valliva, ma con il contributo fondamentale delle Comunità Montane.