Comunisti italiani, occorre verifica dell'agro-industriale

Comunisti italiani, occorre verifica dell'agro-industriale

«Nessuno si è accorto che diverse aziende del distretto iniziavano a dare segni di crisi»

Sono anni, caro Nazzareno, che il PdCI, ed il sottoscritto, lanciano segnali inquietanti sul futuro di un comparto che è stato da sempre fiore all’occhiello dell’intera Regione, portando ricchezza, benessere, sviluppo ed occupazione. Oggi dopo l’ennesimo funerale di un'altra storica azienda, noto con sommo piacere che un autorevole persona come te, si unisce alla mia voglia di non darsi per vinto e di credere che è ancora possibile uscire da questo tunnel. Per farcela però c’è un'unica condizione: passare dalle parole ai fatti. Hai ragione quando affermi che paradossalmente è in crisi un settore che  altrove è tra i pochi a non denunciare malesseri. A livello nazionale ed europeo l’agro-industriale è uno dei comparti che godono di miglior salute. Nella nostra provincia c’è invece una preoccupante concentrazione di difficoltà derivata dalla mancanza di capacità organizzative delle imprese, dall’incapacità stessa degli imprenditori di fare sistema attraverso l’associazionismo che potrebbe abbassare i costi di gestione e dare il via al lancio del “Marchio d’Area”, in ultimo  l’assenza di marchi propri è molto penalizzante. Dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi nel cercare di caratterizzare e far conoscere sempre di più i nostri prodotti e le nostre produzioni. Per realizzare tutto ciò abbiamo bisogno che in primis Comune, Provincia e Regione si sveglino dal torpore nel quale sono caduti. Perché se è pur vero che qualche Loro fievole proposta di aiuto ad Aziende in crisi è stata rimandata al mittente, è altrettanto vero che Loro hanno la responsabilità di un patrimonio da salvaguardare. Voglio ricordare che per salvare un settore e un intero territorio che rischia di spegnersi da un momento all’altro, non basta organizzare incontri con Aziende in crisi ed OO.SS., credo che debbano monitorare costantemente e direttamente l’evolversi della situazione, e trovare soluzioni valide e risolutive, poiché ci  sono posti di lavoro in pericolo che rappresentano il problema più preoccupante da risolvere. L’attuale situazione poi non fa che confermare quanto i provvedimenti di conduzione dell’intero distretto siano stati superficiali ed incapaci di favorire lo sviluppo e le potenzialità dell’intera area. Visti i risultati poco esaltanti di conduzione distrettuale, la domanda fondamentale è come mai nessuno si è accorto che diverse aziende del distretto iniziavano a dare preoccupanti segni di crisi? I progetti finanziati con soldi pubblici quali risultati hanno prodotto sulla situazione reale del distretto? Quale controllo è stato esercitato dalla Provincia e dalla Regione sull’andamento e la resa di questi progetti? Privilegiare una politica in grado di creare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’intera area non esime gli organismi competenti a sottovalutare o a non informarsi sulle singole crisi aziendali. Visti i risultati è tempo di fare una seria verifica sulla reale situazione del distretto agro-industriale, sull’impegno e responsabilità dei diversi attori che hanno operato e operano dentro e attorno a questa realtà, sulla necessità di rilanciare su nuove basi e con nuove idee e progetti il settore, partendo dalla ricerca per arrivare alla commercializzazione del prodotto, ed un modo diverso di erogare i finanziamenti, i quali debbono essere scelti per qualità e sviluppo occupazionale stabile e non più in modo indifferenziato. In conclusione caro Nazzareno raccolgo il tuo grido di allarme e ti propongo, da queste colonne, di dare corpo alle nostre proposte e di iniziare a costruire un percorso che porti ad una inversione di marcia, perché tanti tavoli istituzionali sono stati aperti, ma il risultato è sempre lo stesso: chiusura di stabilimenti, e aumento della disoccupazione».