Rossi risponde a Tassotti e Brugni

Rossi risponde a Tassotti e Brugni

Asteria e la nave Geneviève i motivi della discussione

Senza ricerca si torna alle caverne

 «E’ evidente che chi sta all’opposizione, deve trovare ogni giorno argomenti per far sentire la propria voce critica, spesso a prescindere dal merito delle questioni: ma mi viene da pensare che, se il MASSIMO ROSSIcentrodestra tutto la pensasse come il consigliere Tassotti in merito al tema della ricerca e dello sviluppo di nuove tecnologie, c’è da rallegrarsi per il pericolo scampato. Il consigliere Tassotti non vuol capire che fare ricerca non significa produrre scarpe o panini: oggi li progettiamo, domani li produciamo, dopodomani li vendiamo. La ricerca è fatica, impegno quotidiano, alternarsi di successi e insuccessi, necessità di tenersi stretti, attraverso progressive stabilizzazioni, i collaboratori migliori per evitare la tanto vituperata “fuga di cervelli”. Asteria, la società di ricerca e innovazione partecipata dalla Provincia, non fa eccezione. Nonostante ciò, come ho avuto già modo di spiegare al consigliere Tassotti in risposta ad una sua interrogazione e al Consiglio provinciale tutto, Asteria sta dimostrando, anno dopo anno, di essere sempre più indipendente dai finanziamenti pubblici e sempre più apprezzata per la capacità di proporre soluzioni innovative al mondo produttivo. Dal 2004 ad oggi c’è stato un continuo incremento del fatturato: nell’ultimo anno, il ricavo prodotto dalle vendite e dalle prestazioni è stato 1.174.000,00 euro, nel 2004 era meno di un milione di euro. Ma c’è un altro dato che va evidenziato. Nel 2004 il fatturato era costituito per il 32% da commesse pubbliche, per il 63% da fatturato privato ma proveniente da finanziamenti pubblici, il 5% da fatturato realmente privato, cioè da commesse ordinate e pagate interamente da privati. Nel 2005 i compensi per ricerca finanziate dagli enti pubblici è rimasto invariato, il 58% è arrivato da fatturato privato assistito da finanziamento pubblico ed è raddoppiata, al 10% , la quota di entrate proveniente dai privati. Nel 2006 il fatturato pubblico è sceso al 17%, al 60% è arrivato il fatturato privato assistito da finanziamenti pubblici, mentre le commesse di privati sono salite in valore al 23%. E poi, la confusione nelle cifre: come si fa a mescolare fonti di finanziamento di diversa provenienza? Nonostante la relazione che gli è stata consegnata, Tassotti anche qui fa finta di non capire che solo una parte dei sostegni ad Asteria viene dal Bilancio provinciale. Anche qui un esempio: il progetto “Picus”, ha visto erogare 150.000,00 euro di specifici fondi regionali “transitati” sulle casse provinciali per poi essere versati ad Asteria , e solo 150.000,00 euro in carico al Bilancio provinciale. La stessa cosa è avvenuta per le liquidazioni dei fondi stanziati in base alle leggi regionali 31/97 e 38/98: alla fine si può affermare che oltre la metà degli stanziamenti pubblici ottenuti da Asteria non siano da attribuire alle risorse provinciali. E come dimenticare il progetto RED, ideato e progettato con l’impegno e il know-how di Asteria, che alla Provincia costa solo 5000 euro ma che, tra valore commerciale del materiale distribuito e risparmio in bolletta di luce ed acqua per le famiglie per 5 anni, genera un impatto sul territorio di 80 milioni? Ma veramente pensiamo che un territorio possa crescere senza il sostegno della ricerca? O preferiamo tornare al Medioevo, anzi all’età delle caverne?»

La nave Geneviève è un’opportunità per il Piceno

«Il Consigliere Brugni, con il consueto buon gusto, associa le iniziative della Provincia alle tragedie in mare come quella del Titanic: ma l’argomento Geneviève è un tema serio e quindi qualche precisazione è indispensabile. La Provincia ha acquisito a costo zero non un rottame, ma un motopesca che ha operato fino al 2006 e che è stato “demolito” dall’armatore usufruendo dei fondi comunitari SFOP. Tutta l’operazione è partita con una richiesta dell’IPSIA di San Benedetto del Tronto alla Provincia di poter sostituire l’ormai vetusta nave scuola “Francesca Palestini”: infatti, dopo la trasformazione dell’unità navale, verrà firmata una convenzione di gestione tra la Provincia e lo stesso IPSIA. I fondi SFOP (Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca) 2000-2006 prevedono una misura denominata “Esportazione/Altra destinazione”, che punta alla riduzione dello sforzo di pesca sostenendo il volontariato, favorendo le attività culturali e artistiche, sviluppando ricerche e studi scientifici sull’ambiente. I pescatori possono evitare la demolizione della loro imbarcazione cedendola gratuitamente ad enti pubblici ed ONLUS e ricevendo in cambio un contributo. Comuni e Province, ma anche scuole e organizzazioni no-profit, possono avere a disposizione una nave: finora circa 30 progetti sono stati approvati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. E’ quindi evidente che per raggiungere tali scopi vadano impostati lavori di trasformazione e si debbano prevedere risorse economiche che confluiranno però nella valorizzazione complessiva del bene; tutto il territorio (enti, associazioni, onlus e cittadini) potrà così usufruire della nave per i diversi scopi che sono stati evidenziati nella nostra delibera di giunta. I mesi trascorsi non sono dieci, in quanto l’acquisizione è stata perfezionata alla fine di marzo 2007, ed il tempo finora è stato impiegato per studiare, in collaborazione con il Registro Italiano Navale, i lavori necessari alla riclassificazione dell’unità che passerà da “attività di pesca” ad “attività speciali”. Per quanto riguarda il personale, la precedente tabella di equipaggio della “Geneviève”prevedeva nove uomini per le attività di pesca; sono in corso incontri con la Capitaneria di Porto per definire la nuova tabella, ma va considerato comunque che l’IPSIA ha richiesto al Ministero dell’Istruzione nuovo personale (ulteriori cinque unità rispetto alle tre già in organico) per coprire tutto il ruolo di equipaggio. Per una volta mi piacerebbe che anche i consiglieri di minoranza, anziché cimentarsi in riflessioni avventate (se il consigliere Brugni sostiene che la nave non può uscire dal porto, ci spieghi come ha fatto ad entrarvi…) e disinformate (cita albanesi, marocchini e tunisini dimenticando i tanti nostri connazionali impegnati nelle attività marinare), si interrogassero sulla crisi che affligge la marineria picena e, più in generale, il settore della pesca nazionale. Navi come la Geneviève vengono dismesse proprio per i rischi connessi ad attività di pesca internazionale che portano troppo spesso a sequestri o problemi amministrativi difficili da risolvere. L’istituzione del Parco Marino, la possibilità di usare una nave vera per corsi professionalizzanti e per azioni di formazione legate alla sicurezza in mare (attività che oggi si possono effettuare solo in alcune città italiane) sono azioni che intendiamo perseguire per offrire nuove opportunità ad un settore che ha dimostrato, in Italia ed all’estero, il “saper fare marino” del Piceno».