«Fermare la proliferazione incontrollata, ma anche ridurre il loro attuale numero»
e amministrativo, voglio iniziare a guardare proprio in casa mia: voglio, cioè, partire dalle Province che più volte, in quest’ultimo anno, sono state chiamate in causa da molti come esempio di ente inutile». Così il presidente dell’Upi Marche e della Provincia di Pesaro e Urbino, Palmiro Ucchielli, ha esordito nella Sala del Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona, davanti a una folta platea di amministratori regionali e nazionali, chiamati a raccolta per l’assemblea generale dell’Upi Marche. Senza troppi giri di parole, Ucchielli ha ribadito che «si tratta di una critica ingiusta, perché non coglie la metamorfosi che l’ente intermedio ha subito negli ultimi 15 anni, legittimandosi, anche a livello costituzionale, come il riferimento principale dei più recenti e imponenti processi di decentramento amministrativo, assumendo di fatto il ruolo strategico nel governo territoriale di area vasta». Eppure «la mia – ha sottolineato il presidente Upi – non vuole essere una difesa acritica e di parte: al tempo stesso riconosco, con altrettanta convinzione, che le Province sono troppe e non solo ne andrebbe arrestata la proliferazione incontrollata, ma anche il loro attuale numero andrebbe significativamente ridotto, o comunque non andrebbero aumentate come è accaduto, purtroppo, in questi ultimi anni. Se si avesse questo coraggio, non solo si abbatterebbero i costi, ma si rafforzerebbe l’ente intermedio». Intanto «il legislatore statale e quello regionale – incalza Ucchielli – assumano le decisioni che gli competono e provvedano immediatamente ad abolire le attuali autorità di ambito nei settori idrici e della gestione dei rifiuti, i consorzi di bonifica, la moltitudine delle agenzie, delle Authority e degli enti strumentali, attribuendo le relative funzioni alle Province e ai Comuni». Una soluzione concreta e possibile, «perché non è vero che il decentramento costa troppo: la macchina amministrativa degli Stati federali costa meno di quelli centralisti. In Italia questo non è ancora avvenuto perché Stato e Regioni hanno decentrato funzioni mantenendo in piedi i propri apparati burocratici, anche se oramai svuotati di compiti e di significato». Proposte forti e chiare che Ucchielli fa «non sull’onda emotiva del malcontento popolare, visto che le ho già avanzate durante il primo mandato come presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, oltre cinque anni fa». Da una parte l’invito ad «attuare una vera riforma delle autonomie, dopo cinque anni di sostanziale inattuazione della riforma del Titolo V della Costituzione, con tante false partenze», dall’altra il monito, che Ucchielli ha fatto arrivare direttamente al Capo dello Stato Napolitano, a mettere in campo «azioni riformatrici ben più ampie ed organiche: dalla riduzione del numero di deputati, senatori, ministeri, sottosegretari, consiglieri regionali a quella dei partiti, attraverso una riforma della legge elettorale che favorisca l’unificazione degli schieramenti politici secondo un modello autenticamente bipolare e maggioritario».