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Case Minime, si attende la risposta della Regione
Dopo 60 giorni ancora non sono iniziati i lavori di risanamento
E che esito ha avuto la lettera diffida dell’ERAP del 12 luglio scorso, nella quale si invitava il Comune a intraprendere, entro 60 giorni, iniziative concrete per la soluzione definitiva di Case Minime? In mancanza di proposte adeguate ed effettivamente realizzabili in tempi brevi, l’ERAP, in quella lettera-diffida, si impegnava ad avviare i lavori di restauro e risanamento conservativo degli edifici di sua proprietà e con fondi propri, previa presentazione di apposita dichiarazione di inizio attività (DIA). Bene! I 60 giorni sono passati ma i lavori non sono iniziati. Come invece, solennemente promesso, da qualcuno, agli abitanti di Case Minime, che ancora una volta si vedono allontanare la soluzione del loro problema. Adesso gli Enti si sono fermati davanti ad un protocollo d’intesa, che prevede un PPEP in variante al PRG per le “Case minime” del quartiere di Borgo Solestà e un programma costruttivo (che coinvolge anche il soggetto privato già individuato), disciplinato dall’art. 51 della legge 22 ottobre 1971, n. 865, che abbia ad oggetto la zona Monterocco. Vedasi la delibera di giunta comunale n. 135 del 08 agosto scorso. Alla prima riunione devono già chiedere un parere alla Regione e, se questo sarà positivo, inizieranno le danze su un percorso, per niente lineare e facile, ma che avrà sicuramente tempi lunghi.. Alla faccia della immediata consegna di case dignitose e nuove agli abitanti del quartiere. Quanto devono ancora aspettare, per far contento qualche privato proprietario di aree interessate alla cementificazione non richiesta e non necessaria a Monterocco? Si sta buttando vi un bel po’ di tempo fingendo di non vedere l’unica soluzione naturalmente percorribile. Non bisogna convincere nessuno che il recupero della zona di Case Minime sia di interesse pubblico, la cosa è evidente di per sé; così come è evidente non soltanto la fattibilità immediata del progetto ERAP di ristrutturazione (poiché i soldi ci sono e non servono altri “aiuti”), ma anche il fatto che gli interessi pubblici li fanno gli enti pubblici e non altri. Nessuna “compensazione”, nessun “allargamento” ai privati».