Ascoli – “Siamo noi investitori – ha sottolineato recentemente Luca Scali, Amministratore Delegato dell’incubatore Hub21 -
a dover dare il giusto peso agli elementi qualificanti una startup fin
dalla fase di apporto dei capitali in avvio dell’attività, per evitare
di generare iniziative che vendono promesse e generano aspettative non
realistiche".
E’ questa una delle più importanti considerazioni contenute nel
Report del primo trimestre 2016 di “Ecosistema Digitale”, realizzato
dall’Osservatorio sulle Startup digitali di Hub21, documento al quale,
nella sua unicità, ha dedicato un articolo anche la prestigiosa rivista
americana di settore Crowdfund Insider.
Sebbene in Italia, ancora nessuna nuova startup oltre a Yoox possa
essere definita un unicorno (cioè una start-up valutata da un miliardo
di dollari in su) ci sono buone notizie per il nostro Paese.
Gli investitori hanno premiato la creatività italiana
principalmente nel manifatturiero che leva sulle tecnologie digitali.
Dai dati emerge che nel settore del manifatturiero innovativo il “made
in Italy” nel trimestre si è letteralmente imposto, con l’83% degli
investimenti globali dell’intero settore che va alle startup del bel
Paese.
Dai dati provenienti dall’Osservatorio emerge, inoltre, che nel
mondo sono stati investiti più di 4 miliardi di dollari americani su
startup digitali operanti in 22 settori, con una predominanza del
settore “Travel e Hospitality”. E’ il settore della Digital Health
che spicca invece per l’ammontare medio di investimento: nel primo
trimestre 2016 questo valore ha raggiunto i circa 20 milioni per deal,
un record, potremmo dire. Nel settore, le startup digitali che si sono
focalizzate sulla individuazione dei fattori di rischio individuali e
sulle risorse dedicate alla prevenzione e alla promozione della salute
(eMed o telemedicina) hanno avuto più successo in termini di
finanziamenti ricevuti.
Fondamentale, in questo contesto, il ruolo delle Fondazioni italiane, player dinamici
nel supporto alla nascita e alla crescita di nuove imprese innovative e
su cui il Report vuole offrire una visione unitaria. Nello specifico,
emerge che queste realtà investono maggiormente proprio nel settore
della salute, nell’accezione più tecnologica di Digital Health,
cioè “pratica clinica supportata da dispositivi mobili come smartphone e
tablet, dispositivi di monitoraggio dei pazienti e altri strumenti
wireless connessi ad Internet”.
La spinta alla crescita delle startup italiane – secondo il dottor Luca Scali – oggi è
data dai c.d. Millennials, cioè da quei giovani nati tra la fine degli
anni Ottanta ed il Duemila, fortemente orientati a muoversi con il web e
sul web. Secondo un’indagine della Deloitte, l’indice mondiale di
ottimismo per alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, è in forte
crescita grazie all’atteggiamento proattivo di questi ragazzi che non si
sono arresi alla crisi.
Sono “Millennials” sostenuti da Hub21 e tutti “made in Piceno”,
Eliana Salvi (con la sua piattaforma social del tempo libero al
femminile pinktrotters.com) Matteo Annibali e Dario Licci di minijob.it,
eppoi.eu ideata da Francesco De Angelis e Daniele Fanì (piattaforma di
viaggi esperenziali) e vivereinforma.it., piattaforma online di
telemedicina per la consulenza ed il monitoraggio dei regimi alimentari e
di personal training di Manuel Salvadori.
Ottime notizie quindi anche per il “Piceno digitale”: ci sono anche qui molti Millennials su cui puntare.