Molte le occasioni, pubbliche e private in cui ho avuto modo di intrattenermi con lui, anche nella mia parrocchia. Riusciva sempre a trasmettere il succo del suo pensiero senza perdersi in fronzoli. Tutta la sua vita, del resto, è stata segnata da questa etica del mettersi al servizio degli altri; aveva una passione per gli altri.
Era un grande comunicatore, in grado di trasmettere i valori umani partendo dalla fede e dagli insegnamenti ricevuti dalla famiglia. Aveva scelto di essere un cristiano povero in una Chiesa povera; aveva ceduto ai contadini le terre della Diocesi di Macerata: in questo Tonini “anticipò” Papa Francesco.
Prete di campagna, come di campagna erano i suoi genitori, dai quali - raccontava - aveva imparato il modello di vita. E proprio questo punto mi sembra, oggi, più che mai importante: la famiglia come forza propulsiva dei giovani, come riparo dai rischi della società, come palestra per allenarsi a spiccare il volo.
Unica la sua capacità di rapportarsi con gli altri, di saper ascoltare e capire, “prevedendo” le grandi lacerazioni delle questioni sociali contemporanee in una visione quasi profetica che auspicava un mondo di eguaglianza e di pace attraverso una equa distribuzione delle ricchezze nel mondo.
Ci è stato di grande aiuto, ma soprattutto ci ha fatto vedere concretamente lo stile di vita di un cristiano. Non lo potremo mai ringraziare abbastanza.