Una sentenza storica che deve “sturare le orecchie” a chi continua a far finta di non sentire, ad aprire gli occhi di chi non vuol vedere. In definitiva un chiaro monito a chi non agisce per ridurre ed eliminare le situazioni a rischio.
Il nostro territorio, regione,province, città è stracarico di manufatti che contengono amianto, che sono rivestiti di amianto, che sono ricoperti di amianto: edifici pubblici e privati, scuole, strutture sanitarie, uffici postali, piscine, capannoni, capanni e molto altro.
E' bene ricordarlo, solo le fibre che si disperdono sono pericolose. Le altre, quelle che non si sbriciolano, vanno monitorate, fissate. In quel caso non sono pericolose nell'immediato ma tenute sotto continua osservazione.
Solamente in Provincia di PU sono stati censiti oltre 3.500 luoghi in cui è presente l'amianto. Molte di più le realtà che non sono state segnalate e censite.
La sentenza di Torino è stata chiara ed ha aperto la strada ad una serie di esposti sopratutto da parte di persone che per troppi anni sono state lasciate sole nella loro battaglia contro la malattia tipica dell'amianto, il mesotelioma e contro quanti, specie nell'ambiente lavorativo, non hanno informato, previsto precauzioni, messe in sicurezza di chi era a contatto con l'amianto.
Oggi la sentenza certifica, basandosi anche su ricerche scientifiche, il nesso tra amianto e tumori.
Non ci sono più giustificazioni nel tollerare la presenza di alcune realtà che mettono a serio rischio la salute pubblica.
A Fano, in passato, dopo una lunga battaglia di sensibilizzazione furono allontanati numerosi pericolosi treni -deposito di amianto fermi presso la stazione ferroviaria, venne bonificato l'ex Foro Boario, parte del Liceo scientifico Torelli, più di recente l'Istituto Tecnico Commerciale Battisti. Restano alcuni edifici di proprietà pubblica che non lasciano affatto tranquilli sia per l'estensione della coperture in amianto sia per lo stato di deterioramento dello stesso. Un caso per tutti l'ex mattatoio. Quella tettoia è una bomba ecologica permanente che non può continuare a minacciare seriamente la salute dei cittadini ad iniziare da quanti in quell'area vivono.
E se al privato viene intimata la rimozione di una tettoia di eternit di pochi metri quadrati, com'è accaduto ad un confinante del mattatoio, non si capisce perché il pubblico sia esente dallo stesso obbligo.
Le proposte di legge che ho presentato nella scorsa legislatura come nell'attuale per concedere contributi per la rimozione dell'amianto - che è bene ricordarlo deve essere rimosso da personale specializzato - e mai arrivate in aula certificano l'indifferenza delle istituzioni nei confronti di un killer che in Italia causa ogni anno 3.000 morti mentre e in Europa, entro i prossimi trent'anni sono addirittura previsti 500.000 (mezzo milione) di morti sempre a causa dell'asbesto.
Oggi la sentenza di Torino inchioda alle proprie responsabilità civili e penali quanti pur conoscendo rischi e conseguenze dell'esposizione all'amianto non si adoperano per eliminare o ridurre i rischi. Non sarà più possibile fingere di non sapere.