Alle richieste di una partecipazione ampia dei cittadini nell’istituzione della nuova tassa di soggiorno, effettuata da consiglieri comunali sambenedettesi e orientata proprio a chi – come la Sorge – deteneva le deleghe della partecipazione fino a pochi mesi fa, l’ancora onorevole Ciccanti, pur senza essere chiamato in causa e apparentemente senza averne alcun titolo, ha opposto l’inefficace scudo (crociato) di uno scomposto intervento che, nel tentativo evidente di coprire l’assessore, ha finito con l’irritare tre quarti di consiglio comunale. Ed ecco quindi subito la marcia indietro, il goffo rettificare del sempre onorevole Ciccanti che lui no, non stava affatto difendendo la Sorge, ma la “buona politica”, il “capolavoro amministrativo” dell’istituzione della nuova tassa. Fin qui, si direbbe, poco male: un piccolo passo falso, magari dettato da un eccesso di passione politica. E invece no.
No, perché il passo falso non è piccolo, ma enorme: e tutto si poteva permettere di fare Ciccanti, meno di difendere la tassa di soggiorno. Perché era lo stesso sempre onorevole Ciccanti, soltanto pochi mesi fa, che attaccava duramente l’istituzione dell’IMU sulle seconde case e della tassa di soggiorno nel suo ruolo più importante, cioè come deputato. E lo faceva pure con una dotta argomentazione ripresa dalla tradizione americana: “no taxation without representation”. In poche parole, siccome i vacanzieri non votano a San Benedetto, non dovrebbero pagare alcuna tassa. Certo, si potrebbe obiettare che “no taxation without representation” al limite vuol dire il contrario; è cioè la richiesta di rappresentanza del colonizzato, non il rifiuto delle tasse da parte del colono. Ma aspettarsi questa finezza da chi fa il parlamentare da soltanto una ventina d’anni forse è davvero troppo. La sua, evidentemente, è una posizione ottima per Ascoli, la città di cui Ciccanti rappresenta legittimamente gli interessi in Consiglio Comunale, ma che va nella direzione opposta degli interessi sambenedettesi.
Dopotutto è comprensibile: se vieni da una città dove tanti – politici compresi – hanno la seconda casa al mare, che negli ultimi 40 anni ha perso 10.000 abitanti, che gode di flussi turistici purtroppo ancora molto sottodimensionati rispetto alla sua straordinaria bellezza, ma che comunque gestisce un bilancio di 150 milioni di euro, è probabile che la si pensi così. Ma se abiti una città che ogni estate raddoppia la pressione sulle proprie infrastrutture e sui propri servizi, e che però ha un bilancio nettamente inferiore, probabilmente la penserai diversamente.
Ecco quindi che di fronte al dover garantire per sé e per i suoi subalterni posti di potere, il perennemente onorevole appoggia la tassa di soggiorno dopo averla duramente osteggiata, raccontando ai sambenedettesi di “capolavori amministrativi” sperando che questi dimentichino il suo reale operato; come pretese di fare quando, dopo aver firmato una proposta di legge per il ritorno al nucleare, tentò di cavalcare la protesta presentando ipocrite interrogazioni sul tema, fingendo quindi di difendere il nostro territorio. No, onorevole, noi ricordiamo tutto. E quando non possiamo ricordare, c’è internet che ci ricorda come motivò il suo voto contrario: “In questo decreto [federalismo, nda]si paga l’IMU sulle seconde e terze case, le cui proprietà sono in gran parte residenti negli altri comuni; si paga la tassa di soggiorno, e la paga chi non risiede nel comune dove si paga. Questi cittadini percossi fiscalmente non votano e non valutano: invece i proprietari delle prime case che votano e valutano non pagano le tasse. Il principio del “No Taxation Without Representation” delle democrazie liberali è sovvertito.”
Non posso quindi che chiedere all’amica Margherita Sorge: ma da chi ti fai difendere? Non è meglio discutere coi tuoi colleghi di partito, piuttosto che con questi “maestri” dell’incoerenza?
Intervento completo originale in video: http://www.youtube.com/watch?v=T6oMZ1ajbFk
Sunto pubblicato sul sito di Ciccanti: http://www.ciccanti.it/diario/?p=286