«Ascoli è piena di barriere architettoniche»

«Ascoli è piena di barriere architettoniche»

Leggere proclami propagandistici da parte del sindaco Castelli e della sua giunta, in perfetto stile Berlusconiano, ormai non stupisce più nessuno, ma quando questi riguardano certe categorie come i disabili è intollerabile.
Caro sindaco mi permetto di ricordarti che la triste realtà è che nella nostra città (non solo a Monticelli) sono pressoché inesistenti i tre livelli di qualità previsti dalle vigenti leggi sull’abbattimento delle barriere architettoniche: Accessibilità, Visitabilità ed Adattabilità.
Più volte ti ho fatto notare i vari problemi che hanno i disabili ad accedere in molti uffici e luoghi pubblici.
Diversi uffici e siti comunali sono inaccessibili in quanto ci sono scivoli troppo ripidi, ascensori preceduti da scalini o ancora peggio chiusi, uffici dislocati su più livelli raggiungibili solo attraverso gradini, bagni per handicappati quasi inesistenti, banconi per il pubblico (troppo alti) non a norma per chi sta in carrozzina, servoscala mal funzionanti o spesso guasti con assenza di apposita segnaletica che indichi la loro presenza o percorsi per gli handicappati.
Ti faccio notare che, addirittura, su alcuni dei succitati banconi vi sono dei monitor con le “faccine” dove l’utenza può esprimere il proprio gradimento, ma non essendo raggiungibili, il disabile in carrozzina non può neanche manifestare il suo dissenso.
Queste sono solo alcune delle barriere architettoniche che riguardano taluni edifici comunali.
Passiamo ora alla città, ai suoi marciapiedi, giardini, piazze, autobus e relative fermate, parcheggi, strade, semafori, impianti sportivi, cassonetti per i rifiuti, parchi giochi, attraversamenti pedonali, taxi, ecc.
Molti marciapiedi hanno lo scivolo all’inizio e non ce l’hanno alla fine e tanto meno a metà, parecchie strisce pedonali finiscono contro cordoli alti diversi centimetri, la maggior parte delle strade cittadine sono quasi impraticabili al traffico automobilistico, figuriamoci per chi ha difficoltà di deambulazione o, ancor peggio, è in carrozzina.                            
Diversi parcheggi riservati agli invalidi non hanno lo spazio di manovra per la sedia a rotelle e spesso sono occupati da non aventi diritto a causa degli scarsi controlli dei vigili urbani riguardanti l’uso improprio dei permessi.                                
Caro Sindaco, mi piacerebbe che oltre a realizzare percorsi pedonali o ciclabili e spazi per la sgambatura dei cani  si pensasse anche alle esigenze di chi il giro in bicicletta o la passeggiata col cane non può proprio farli?
Ascoli è piena di barriere architettoniche e ciò è dovuto principalmente all’indifferenza dell’Amministrazione Comunale rispetto al loro abbattimento ed al mancato rispetto delle norme nella realizzazione delle nuove costruzioni.
Caro Sindaco, tu che dici di essere così sensibile nei confronti delle categorie più sfortunate e che ogni anno ti rechi, come accompagnatore, al santuario della Madonna di Lourdes per assistere quei disperati in cerca di un miracolo, fai qualcosa di altrettanto lodevole anche dal punto di vista materiale, abbatti qualche barriera architettonica ad Ascoli Piceno!
Sindaco, se pensi che la nostra città non è poi così inaccessibile e invisitabile per gli handicappati ti invito a fare un esperimento: fatti prestare una carrozzella e fatti un giro per Ascoli.
Prova  ad utilizzare unicamente una carrozzella per i tuoi spostamenti, ovunque tu decida di andare nel corso dell’esperimento.
Prova ad usare quelle ripide rampe, di cui Ascoli è piena, prova a percorrere un marciapiedi e solo dopo essere arrivato alla fine ti renderai conto che non c’è lo scivolo per scendere.  
Fermati ad una pensilina (alcune beffardamente dotate anche di scivoli, peraltro non a norma) ad aspettare l’autobus per scoprire, al suo arrivo, di non poterci salire e capirai quanto il succitato scivolo diventi una presa in giro.
Recati a buttare la spazzatura e ti renderai conto che se non chiedi l’aiuto di qualche passante sei costretto a lasciarla vicino al cassonetto.
Se conosci qualche ragazzino o ragazzina disabile prova a portarli ai giardinetti, ti renderesti subito conto dell’umiliazione che sarebbero costretti a subire nel vedere gli altri giocare mentre loro non possono farlo perché il Comune non ha pensato a far installare giochi adatti anche ad essi.
Prova ad attraversare le strisce pedonali e vedrai com’è piacevole trovarsi, dall’altro lato della strada, di fronte a quegli enormi gradini  per poi dover optare obbligatoriamente per un percorso alternativo sperando, nel frattempo, di non trovarti in mezzo alla strada, con la carrozzella, mentre sopraggiungono automobili, camion o autobus.
Dovrai sempre chiedere dov’è l’ingresso, il bagno, l’ascensore, il percorso riservato agli handicappati perché la nostra città è costruita a misura di “normododati”.
Ai disabili sono riservati quasi sempre ingressi secondari, il bagno sempre separato da quelli “normali” e quando chiederai a qualcuno dove sta troverai anche chi te l’indicherà con la faccia un po’ schifata. Sì, schifata! Perché in questa società da “Grande Fratello” e da “Tronista” l’handicappato, il menomato, il diverso, suscita un senso di repellenza.    
Vedrai che dopo un esperimento del genere sarai arrabbiato con te stesso per tutto quello che non hai ancora fatto e che avrebbe potuto essere già stato realizzato.
Smetteresti come tanti altri di edulcorare ipocritamente la terminologia per appellarci chiamandoci diversamente abili, come fossimo centometristi piuttosto che saltatori con l’asta, al solo fine di tacitarti la coscienza.
Non è usando i bei termini lessicali che si superano certe barriere; chiamateci disabili, handicappati, menomati, ma dateci la nostra dignità!
Inizia ad abbattere le tante barriere architettoniche della nostra città anziché fare inutile propaganda cosicché si abbattano anche le barriere mentali e si avvii quella “cultura dell’handicap” senza la quale ogni norma legislativa risulta inutile.
Rimanendo a disposizione per qualsiasi forma di collaborazione e chiarimento, nella speranza che questa mia missiva non rimanga lettera morta, cordialmente ti saluto.