Dopo Standard & Poor’s, l’agenzia di rating statunitense Moody’s ha annunciato che potrebbe tagliare il rating italiano in quanto “la debolezza macroeconomica strutturale, la bassa produttività,la rigidità del mercato del lavoro, dei prodotti, potrebbero dare inizio ad una tendenza al ribasso del rating”. Moody’s, per l’Italia cita la recente bocciatura delle proposte sull’acqua ai referendum come prova del fatto che il governo ha difficoltà a fare approvare politiche di riforma, con il mercato internazionale sempre pronto a punire i paesi con il debito più alto della media come il nostro.
E’ in questo clima di nervosismo finanziario, scrive LIberation di Parigi, che le agenzie hanno annunciato che nel corso delle prossime settimane la Francia o l’Austria potrebbero perdere sul medio o lungo periodo la loro tripla A che permette di finanziarsi sul mercato a più bassi tassi di interesse. Hanno minacciato di degradare anche Gran Bretagna e Stati Uniti ed ora molti economisti si chiedono quale sia l’obiettivo delle agenzie.
Osserva Laurence Boone docente di economia alla Scuola normale superiore di Cachan (Francia) “se le agenzie di rating decidono di destabilizzare il mondo finanziario, che sarà privato di investimenti sicuri, è certo che vi sarà una nuova crisi mondiale”.
Anche se le agenzie rispondono che fanno il lavoro per le quali sono pagate, due studi provano la loro colpevolezza nella attuale instabilità finanziaria. Le ricerche provengono dal Fondo monetario internazionale –studio fatto in febbraio di quest’anno- e da una analisi della Banca centrale europea pubblicata qualche giorno fa.
La conclusione è che i declassamenti che ratificano i timori dei mercati hanno un effetto diretto sugli investitori che chiedono automaticamente dei tassi di interesse più alti per garantirsi dal rischio supplementare. In un mercato del debito molto integrato come quello dell’euro, questi declassamenti hanno effetti destabilizzanti sull’insieme degli altri paesi compresi quelli con i rating migliori. In particolare - prosegue Liberation- poiché le istituzioni finanziarie possiedono titoli del debito di tutti i paesi dell’euro un declassamento si ripercuote automaticamente sulla loro solvibilità.
Bisogna ricordare che le agenzie di rating nel 2007 sono state incapaci di vedere l’avvicinarsi della crisi americana dei subprimes, tutti prodotti valutati con tripla A fino al giorno del loro crollo. Errore che cercano di far dimenticare con i loro continui declassamenti. Solo dopo che il governo greco aveva riconosciuto di aver mentito sulla portata del suo debito pubblico.è iniziato il ciclo di declassamento. Nel dicembre 2009 la Grecia aveva un rating A, cioè il quinto miglior valore su una scala che ne conta venti. Il 9 maggio di quest’anno Standard & poor’s ha declassato il rating greco, seguita il 31 maggio da Fitch ed il 2 giugno da Moody’s.
Come le anatre selvatiche le agenzie volano in gruppo, ogni volta declassano un Paese a pochi giorni l’una dall’altra e fanno le stesse analisi.
Spesso queste agenzie seguono le paure del mercato, talvolta le anticipano creando previsioni che si autoavverano. Il declassamento obbliga gli investitori a vendere per prudenza,cosa che fa scendere il valore selle obbligazioni e conferma i timori del mercato in un crollo del debito.
Il Fondo monetario internazionale mobilitando diverse decine di miliardi di euro ha messo la Grecia, l’Irlanda ed il Portogallo al riparo di un fallimento che non si vuole assolutamente per motivi politici. La Commissione europea sta pertanto facendo del tutto per evitare la destabilizzazione dell’intera zona euro.