Il ministro Meloni ad Ascoli. Ancora promesse, promesse

Il ministro Meloni ad Ascoli. Ancora promesse, promesse

Anziché dare risposte, fa ancora promesse, promesse. Ad una lista civica, questo appare ben triste e poca cosa. Quando finirà questa logica? Quando spiegheranno che per anni le uniche cose “fatte” sono state le chiusure di fabbriche e la perdita di posti di lavoro? Ed i nostri giovani, quando apriranno gli occhi abbandonando la logica della raccomandazione per giocarsi la partita della vita da protagonisti? Confesso che la rabbia è tanta nel vedere il ministro Meloni venire in città a parlare di opportunità, proprio Lei che nel suo mandato governativo registra con un tasso pari al 29% il record di disoccupazione giovanile; in Italia 1 giovane su 3 non lavora e si sta passando addirittura dalla precarietà, alla disoccupazione senza speranza.
A questo aggiungiamo la deriva culturale nella nostra città dove al problema droga si risponde con il “Kit Antidroga” , al problema sballo del sabato sera con i “pullman” per andare in discoteca, agli imbrattamenti con la macchina idropulitrice, dove la formazione viene relegata  alla pista di pattinaggio, al capodanno in piazza, alla notte bianca, alle feste danzanti, dove il confronto viene demandato ai ragazzi di Amici, dove gli eventi che stavano funzionando, e mi riferisco al Festival internazionale della Danza, al Festival della Satira, alla Rassegna Internazionale delle Scuole di Teatro, alle prime edizioni di Ascoli Medioevo Festival sono stati chiusi per fare posto all’estemporaneità dell’assessore di turno.
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano non ha dubbi, «allarmano i dati sull'occupazione relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni». Ma se questo è un dato generale, quello che ancora di più fa riflettere il capo dello Stato, e che richiede «il massimo sforzo» per la sua soluzione, e' «il dato dei quasi 2 milioni di giovani fuori di ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o addestramento».
Essendo troppo fragile la comunicazione emotiva in famiglia e nella scuola come Alveare chiediamo maggiore sostegno economico alla formazione sostenendo le associazioni sportive, culturali e di volontariato, per una forte educazione al pensiero critico, alla libertà reale, al sogno, alla curiosità, all’utopia. Solo così possiamo creare quella cultura diffusa nei nostri giovani per uscire dalle emergenze che attanagliano la nostra città. Insieme con coraggio, ma senza le attuali ipocrisie mediatiche.