Questo è quanto avviene ogni giorno a Gaza. Arrigoni era uno dei pochi volontari che ha deciso di rimanere in quei luoghi di vita lacerata, luoghi nei quali il “restare umani”, come scriveva chiudendo i suoi reportage, non suona affatto come uno slogan da esibire nei cortei ma si impone come un imperativo di resistenza e di dignità: contro la violenza dilagante, la barbarie quotidiana, la paura costante. Restare umani nonostante tutto questo rappresenta un grande atto di coraggio, niente affatto gratuito, niente affatto comodo.
Si scriverà, si cercheranno le cause, si produrranno plausibili ragioni e nascoste verità dietro il suo sequestro e il suo assassinio. Resteremo umani nonostante tutto e nonostante molti, ma il nostro sdegno non basta più. Lo sentiamo giorno dopo giorno e sulla nostra pelle che questo sentimento si fa stretto. Dobbiamo fare, produrre, agire, perché anche lo spazio delle piazze sta diventando angusto. Non possono più bastare i cortei e i presidi (quando si fanno) del sabato pomeriggio: bisogna coordinarsi in un progetto concreto e articolato di opposizione alla guerra e alla violenza che sia permanente e che risulti perciò efficace come mezzo di opposizione politica. Occorre dare continuità e respiro al nostro sdegno: organizzare, boicottare, presidiare, raccontare, testimoniare, smascherare tutto ciò che le guerre e la violenza portano e comportano.
Il nostro appello è rivolto a tutte le forze politiche, a tutte le associazioni e a quanti ritengono non più sostenibile questo spaventoso senso di impotenza. Coordiniamoci in un’opposizione permanente che coinvolga tutte le realtà antagoniste del nostro territorio e costruiamo un agire comune finalizzato al superamento dello stato di guerra permanente che quotidianamente ci viene imposto e del senso di impotenza che trascina con sé.
Perché restare umani non basta più: dobbiamo diventarlo ogni giorno, giorno dopo giorno.