Il vertice a Parigi era appena finito ma gli aerei francesi erano partiti dal territorio metropolitano fin dalle ore 15. Se anche Bengasi città simbolo della rivolta,cadesse ora nelle mani del colonnello saremmo posti di fronte non solo alla sconfitta di coloro che in Libia chiedono libertà e democrazia ma ad una tragica battuta d’arresto per tutti quei movimenti che hanno dato vita al “risorgimento” del mondo arabo.La controffensiva vittoriosa di Gheddafi degli ultimi giorni ha provocato una affannosa corsa ai ripari in primis di Sarkozy poi del decisivo alleato, il premier britannico Cameron e l’appoggio di Obama. La Germania della Merkel insieme a Malta si sono defilati dall’interventismo mentre Cina e Russia lo hanno ritenuto “deplorevole”. L’Italia ha aderito fornendo basi per le missioni e, secondo ultime notizie, anche otto aerei da combattimento sono pronti a partire. Siamo naturalmente il Paese più esposto in questa guerra animata dal “nobile motivo umanitario” ma questa azione non è esente da ombre e da rischi. La Francia per prima è intervenuta allo scopo di cancellare il passato legame con i dittatori del Maghreb e rilanciare “il dominio”francese nel Mediterraneo, scommettendo su vantaggiosi accordi petroliferi con il futuro governo libico. I moti rivoluzionari che agitano anche la vicina Algeria potrebbero infatti provocare la chiusura degli approvvigionamenti a Sarkozy,e fa gola ai francesi anche il confinante deserto del CIAD ricco di miniere di uranio. Questo intervento militare assomiglia molto a quello della Nato contro il serbo Milosevic del 1999. Anche lì si trattava di difendere la popolazione civile kosovara dalle brutalità e dai crimini della soldataglia serba. I bombardamenti della Nato andarono avanti per oltre due mesi e Milosevic fu costretto a cedere il Kosovo ma restò al potere per oltre un anno. La stessa cosa potrebbe avvenire in Libia con un Gheddafi fortemente ancorato a Tripoli ed in parte del territorio. Entriamo in una fase della guerra dominata da molte incognite. Il Presidente americano Obama ha detto chiaramente che il coinvolgimento americano “dovrà escludere l’impegno di truppe di terra e dovrà essere definito nel tempo” prevedendo che il conflitto durerà “alcuni giorni” e non settimane, resta il fatto che sulle navi americane che stazionano dinanzi le coste libiche, sono imbarcati centinaia di marines.
Dobbiamo essere pronti ad ogni eventualità anche perché come diceva Carl von Clausewitz, soldato e teorico militare prussiano vissuto nel XIX secolo “la decisione delle armi in tutte le grandi e piccole operazioni di guerra rappresenta ciò che nel commercio rappresenta il denaro contante”.